I Wikivangeli ed Eluana ENGLARO

di Francesco Raucea (fra@francescoraucea.it) estate 2008

Premessa etimologica e per la successiva comprensione: Alcuni fanno l'etimologia, del prefisso wiki, come acronimo dell'inglese 'WhatIKnowIs......'(='ciò che io so é.....'); ma Cunnigham, redatore del primo wikiprogetto (Portland Pattern Repository), precisò di aver solo pensato alla 'wiki' navetta dell'aereoporto di Honolulu, perché nella lingua hawaiiana, 'wiki' (ed il superlativo 'wiki-wiki') esprimono il concetto 'veloce, rapido';

e ricercare la collaborazione, la SOLIDARIETA' dei lettori dimostra non solo un grande buon senso, ma anche una fiducia incrollabile nel principio dell'azione di massa, purtroppo così ignota alla Casta!........é solo con l'azione di massa che si può arrivare velocemente!

Un sito é wiki se i suoi fruitori possono intervenire nel redigerlo, in un processo tipicamente associativo, collaborativo ed anarchico, una specie di volontario e collettivo 'Brain storming' (letteralmente 'tempesta-mentale'

ma da intendersi come 'strizzamento-mentale'), in modo che, alla fine di numerose integrazioni, la Società possa disporre, per sedimentazione successiva, del MEGLIO dello scibile dell'epoca sull'argomento.

Se a costruire il wikiprogetto contribuiscono marginalmente i wikignomes e fondamentalmente le wikifairies (=wikifate), purtroppo a demolirlo intervengono i wikigremlins, sorta di nibelunghi, generalmente maligni e cattivi,

ma che talvolta, generalmente loro malgrado, hanno un risultato positivo; gli admins(= amministratori) intervengono tuttavia ad eliminare le nibelungate negative (o almeno questo dovrebbero fare) e così alla fine il wikiprogetto si realizza al meglio.

 

1°) LA PROBLEMATICA RICOSTRUZIONE
DEL SITO DEL GRAN CAPO.

SINTESI: 1.1-2: Gli enormi problemi della ricostruzione del sito del Supremo Architetto; 1.3: conseguenze, negative per la comprensione e fedeltà del testo, di antiche consuetudini; 1.4: le traduzioni-interpretazioni censorie del clero e l'esaltazione della falsificazione finalizzata ; 1.5-6: il prof. Smith e la lettera di Clemente d'Alessandria; 1.7: considerazioni dell'autore su detta; 1.8: clero e sessualità; 1.9: Bengel ed il modo di composizione umano; 1.10: ermeneutica e traduzione; 1.11: la moltiplicazione dei Vangeli ed avvicinamento al Concilio di Nicea; 1.12: Costantino imperatore; la sua volontà attiva il Primo Concilio di Nicea; 1.13: l'eccellente lavoro postconciliare d'Eusebio; 1.14: riflessioni postconciliari dell'autore; 1.15: nel post Nicea si ritorna alla problematica ricostruzione del sito; 1.16: mettiamo l'animo in pace!; 1.17: in difesa del Vangelo di Tommaso; 1.18: finit con considerazioni dell'autore.

 

1.1. Anche se tanto se ne é parlato, io non posso garantirvi se – come viene affermato - il Supremo Architetto dell'Universo abbia, davvero, un po' personalmente ed il resto a mezzo sua prole, affidato, ad un Suo sito, un Suo messaggio,

1.1.1. con le istruzioni d'uso della Sua amata Perla Azzurra' nonché risposte univoche e definitive alle fatidiche ed incombenti nostre domande “Chi siamo? Da dove veniamo? Dove andiamo?

1.2. Invece é certo che – se tale sito é esistito - malevoli hackers (='acari, tarli') riuscirono a formattarne l'HD (=disco rigido), con micidiali virus, perché esso svanì nel nulla.

1.2.1. “Poco male – minimizzarono i suoi admins - .......data la sua straordinaria importanza, chissà quanti se lo saranno precedentemente backuppato, talché, per rimediare, basterà controcopiare.”

1.2.2. Prima brutta sorpresa: invece emerse che in realtà - proprio contando sul backup altrui - nessuno l'aveva copiato integralmente, limitandosi alle parti che più gli interessavano.

1.3. Tuttavia gli admins continuarono a minimizzare anche tale inconveniente, osservando che, in definitiva, si trattava solo di raccogliere tutte le copie fatte e di riagglomerare insieme tutte quelle parti, che già non risultassero comuni.

1.3.1. Seconda brutta sorpresa: nessuno aveva conservato i files in lingua originale, dato che all'epoca la lingua del Grande Capo non era più molto diffusa - a differenza del greco e del latino, che erano l'inglese e francese del tempo -:

1.3.1.1. la stragrande maggioranza dei reperti sino al V° secolo sono infatti in greco koiné, (cioé evoluto, maturo) mentre solo successivamente incominciano ad essere significatamente affiancati dal latino.

1.3.2. Tale inconveniente non deve sorprenderci per il, a quei tempi elevatissimo, costo dei supporti di memoria di massa e quella loro conseguente rarità, che ne invitava ad un continuo riciclaggio;

1.3.2.1. tranne l'Egitto – che aveva nel gambo, fibroso e colloso, del papiro una materia prima ideale ed economica per fare la carta – per scrivere tutto il resto del mondo usava infatti la pergamena o cartapecora, appunto fatta di pelle, opportunamente trattata;

1.3.2.2. e se si pensa alla derivazione etimologica dell'italiano e latino 'pecunia' (da pecus = bestiame) ed a quella di 'capitale' (da caput = capo, ma anche capo di bestiame), ci si renderà immediatamente conto

1.3.2.3. che – se adesso i genitori si lamentano del carolibri – allora certo avevano da lamentarsi anche del caroquaderni.

1.3.3. (Ne consegue che, ancor più dell'invenzione della stampa, tuttosommato relativamente banale, la cultura e conoscenza hanno un debito immenso ed inistinguibile con i medioevali UMILI ED IGNOTI ideatori e perfezionatori dei complessi procedimenti di produzione della carta!)

1.3.3.1. Si pensi che, per risparmiare il supporto di memoria di massa, in parecchie lingue (in particolare quella del Gran Capo, ma fortunatamente non in greco e latino), s'era introdotta la consuetudine addirittura di scrivere unicamente le consonanti delle parole, rimettendo all'abilità e intelligenza del lettore il loro completamento;

1.3.3.2. per non diversa ragione era prevalsa l'abitudine di scrivere tutto attaccato (insomma senza intervalli tra le parole); solo nel 700-800 d.C. s'incominciò a spaziare, anche se, in realtà, inizialmente i latini si erano accorti di quale e quanta difficoltà ciò introducesse nella lettura,

1.3.3.3. incominciando a posizionare, tra le parole, quando un triangolo equilatero miniaturizzato, quando un minuscolo punto, di separazione intermedio al rigo (in inglese 'mid dot', quindi diverso dal nostro punto e a capo, sottoposto.)

1.3.3.4. Eppure, attraverso attuali giochi televisivi, i telespettatori già conoscono quanta difficoltà s'incontri nell'integrare le parole, conoscendone solo poche lettere, o isolarle (nonché l'incertezza del senso da ciò derivante in non poche occasioni);

1.3.3.5. così mi limiterò a ricordare solo la storica (divenuta proverbiale) e famosa puttanata del busillis: trovandosi a leggere “indiebusillis(=in diebus illis= in quei giorni)' lo studente lesse 'indie=India' e poi chiese al maestro che cacchio fosse quel 'busil, genitivo busillis' che non aveva mai incontrato.

1.3.3.6. Delle nostre attuali facilitazioni alla lettura gli antichi condividevano la possibilità di cambiar tanto il carattere che, con inchiostri diversi, il suo colore (ma poi non ricorrevano ai nostri grassetto e corsivo con la nostra stessa disinvoltura);

1.3.3.7. veniva usata la sopralineatura, come marcatore d'attenzione, generalmente indicante o che la parola era stata abbreviata oppure che la lettera doveva essere intesa come il numero corrispondente,

1.3.3.8. (ad esempio 'pgreco sopralineato = penta = 5'), ecc.ra, perché allora neanche esistevano gli attuali numeri, introdotti dagli Arabi solo nel medioevo.

1.3.3.9. Completamente sconosciuta, invece la nostra attuale punteggiatura, la cui importanza apparirà, in tutta la sua evidenza, dall'esegési della famosa, equivocissima e tuttofare previsione sibillina

 “ibisredibisnonmorierisinbello”,

1.3.3.10. che - letta o punteggiata diversamente - dà origine sia a “ibis, redibis, non morieris in bello(=andrai, ritornerai, non morirai in guerra)” sia ad “ibis, redibis non, morieris in bello(=andrai, non ritornerai, morirai in guerra).”

1.3.4. Malgrado ciò, quando la conquistata Grecia conquistò il vincitore, si provò ancora una volta che le cattive abitudini sono le prime e più voluttuosamente scopiazzate:

1.3.4.1. infatti i Romani – pur partiti, come abbiamo visto, progressisti ed all'avanguardia - ritennero molto più fico ed alla moda seguire l'altro, scomodissimo sistema, mutuandone quelle difficoltà, arcanità e necessità d'iniziazione (nonché il notevole sadismo), così apprezzati dagli istruttori a pagamento.

1.3.4.2. Perché davvero si dovevano tutte queste complicazioni solo all'elevato costo del supporto di memoria di massa? Sicuramente anche; ma poi da sempre il sistema impone una mercificazione della cultura, 'chi sa il gioco non lo insegni' o almeno non lo insegni se non a pagamento!

1.3.4.3. (Meno male che, almeno in Internet e finalmente, incominciano ad apparire e diffondersi gratuiti siti di cultura!)

1.3.4.4. Non bisogna dimenticare che si parte allievi, ma, se si é capaci, poi si diventa uguali e, sprattutto, concorrenti: nell'ordine d'idee mercenario (e non evolutivo) un allievo capace é allora una sciagura;e quanto più capace, tanto più sciagura!

1.3.4.5. Non posso dimenticarmi del mio amico e compagno di scuola Pino S., studente modello e poi ricercatore eccezionale, dopo la laurea approdato rapidamente a primo assistente dell'eccelso urologo A. (uno dei pochi che, nello scorcio degli anni 60, operava cardinali, parlamentari, gotha dell'imprenditoria ecc.ra.)

1.3.4.6. Pino era incantato dall'abilità operatoria di A. e non faceva che decantarmi che “....era così bravo da poter operare con una mano sola”; poiché i nostri padri erano stati coinvolti in ben tre guerre, io ne dedussi che A. fosse mutilato:

1.3.4.7. quale la mia sorpresa il giorno che, essendo andato a prenderlo in clinica, usciva col grande Maestro e così ebbi non solo l'onore di essergli presentato, ma anche l'occasione di vederlo bimane.

1.3.4.8. Appena soli, chiesi spiegazioni: “Pino, perché mi hai sempre detto che A. é così bravo da poter operare con una mano sola?” “Perché al momento cruciale dell'intervento l'altra me la mette davanti agli occhi!

1.3.4.9........ questo col primo assistente, che dovrebbe essere l'erede ed il continuatore della tua opera e delle tue ricerche, ed in completo rifiuto e spregio dell'adagio sapienziale “Solo riuscendo a farti superare dai tuoi allievi ti accrediterai non più semplice ricercatore, ma Gran Maestro!

1.3.5. Nel complesso e concludendo, se, in musica, il problema dell'esecuzione a prima lettura (e la piacevole incertezza derivantene) non é certo rappresentata dalla difficoltà di distinzione delle note, quanto da quella di digitazione delle medesime,

1.3.5.1. invece la lettura estemporanea, di uno di questi antichi manoscritti, a noi ed anche attualmente, sembra un'affare di stato, riempiendoci d'ammirazione, per le eccezionali doti di quegli antichi sapienti,

1.3.5.2. cui evidentemente la necessità di doverlo fare - come avviene regolarmente in fisiologia - avrà sicuramente sviluppato la muscolatura mentale per farlo, perché sembra che ci riuscissero, alla faccia nostra:

1.3.6. comunque, in ogni caso non si trattava certo mai di una semplice, sbadata e svogliata lettura, come attualmente troppo spesso avviene, quanto d'autentica interpretazione, d'ermeneutica probabilmente preceduta da lungo e profondo studio, e costantemente richiedente il cervello ben collegato ed in linea:

1.3.6.1. a quei tempi insomma si poteva diventare Crisostomo(=boccadoro) pur non essendo la deandreiana signorina Boccadirosa; e ciò ci rende anche conto del perché le pubbliche letture – a differenza di oggi - raccogliessero così tanto interesse ed attenti uditori.

1.3.7. Ma purtroppo questa necessità d'ermeneutica – che é già una specie di traduzione – nuoceva non poco all'attendibilità dei testi, anche prima che si facesse umorismo con “traduttore=traditore"e “le traduzioni sono come le donne: se sono belle non sono fedeli e se sono fedeli non sono belle”;

1.3.7.1. o (A.Bierce, 1842-1914) “interprete: sostantivo, singolare maschile; consulente plurilingue che di un testo Vi riporta solo quello che gli torna utile riportarVi, facendo invece scrupolosamente sparire tutto ciò che lo danneggia o potrebbe danneggiarlo”.

1.3.7.2. Così, in quei primi tre secoli, l'ermeneutica (non escludendo neanche gli interessi personali) fu la principale responsabile della fioritura d'un numero di eresie (dal greco 'hairesis=afferrare, prender posizione') enorme e quasi pari a quello che si sarebbe verificato, in seguito, per il Socialismo;

1.3.7.3. sorsero come funghi e, paradossalmente, quasi sempre appunto per diverse valutazioni cristologiche (cioé degli attributi o qualità di Jeshua), indotte dall'ermeneutica, od almeno da essa rese possibili.

1.3.7.4. Ci furono infatti (in ordine alfabetico e non storico): adozionismo, apollinarismo, arianesimo, catari, cerintismo, donatismo, manicheismo, marcionismo, modalismo, nestorianesimo, priscillismo ecc.ra,

1.3.7.5. ma queste solo per limitarci alle principali ed al periodo indicato, perché la lista certo non dovrebbe finir qui, ma continuare ben oltre Giordano Bruno, fino al 1765 ed all'esecuzione di Carlo Sala, ultimo oppositore-eretico ad essere giustiziato, dal Vaticano.

1.4. Se una splendida applicazione del succitato asserto bierceano é fornita dalla recente Vaticano-Sinagoghesca, cosiddetta Bibbia Concordata,

1.4.1 (in cui ognuna delle due religioni, notevolmente anticipando il congresso di fondazione del PD, si é SPUDORATAMENTE sbizzarrita a levar di mezzo - da scritture da tutt'altri considerate SACRE - qualunque cosa che, pur picciola ed insignificante, desse, o potesse dar loro, fastidio

1.4.1.1. – senza assolutamente nessuna remora esegetica-filologica o di fedeltà storica e, peggio ancora, nell'indifferenza più completa e senza opposizione dei fedeli!-)25" ,

1.4.2. tale esempio non é che la punta dell'iceberg nonché prova della multiripetuta, devota coltivazione di doti e qualità ereditarie ed ereditate,

1.4.3. perché - in applicazione dell'einsteiniano “Per quanto radicata possa essere, la distinzione tra passato, presente e futuro è solo un’illusione” - non minore conoscenza, dell'aforisma bierceano, la dimostrarono pure gli antichi padri.....

1.5. Ad esempio, il prof. Morton SMITH - della Columbia University, ricercatore e scienziato di chiara fama e quindi pienamente attendibile, nel 1958 in un monastero di Marsaba, nei pressi di Gerusalemme - ha rintracciato la seguente lettera,

1.5.1. (di cui comunque il Vaticano contesta l'autenticità) di Clemente d'Alessandria (150-215?, e non solo natovi ma anche suo vescovo), universalmente ritenuto uno dei Padri più autorevoli e fondatori del Cristianesimo, nonché autore di molte importanti opere.

1.5.2. L'autenticità della firma é indimostrabile, ma pienamente sostenibile con considerazioni tipo che, anche prescindendo dalla surricordata carestosità delle pergamente, il fatto che esse fossero raschiabili e quindi abbastanza facilmente riutilizzabili (palinsesti), fà presupporre che tutte quelle conservate evidentemente lo fossero per riconosciuta e conclamata importanza o del contenuto o dell'autore;

1.5.3. l'autenticità temporale, del II secolo, é stata invece controllata col radio-carbonio; ma a questo punto, per comprenderne l'importanza temporale é necessaria una disgressione filologica.

1.5.3.1. Di materiale – letterario, storico, o anche solo banalmente commerciale - dei primi tre secoli, nonché anche di quelli precedenti – ve n'é tantissimo e ciò farebbe prevedere analoga disponibilità anche in campo religioso;

1.5.3.2. invece non é così e ce ne spieghiamo una prima ragione con la distruzione degli oltre 2.000 volumina apportati a Nicea e bruciati dopo il concilio; ma poi - affinchè proprio venisse cancellata la memoria storica delle fedi -

1.5.3.3. l'imperatore Costantino (272-337) addirittura ordinò il rogo di tutte le scritture religiose antecedenti e che "ogni uomo trovato a nascondere scritture dovrà essere strappato dalle sue spalle.1"

1.5.3.4. Così il più antico codice finora rinvenuto é quello sinaitico, scoperto nel 1859 da K. von Tischendorf (1815-1874) - sommo studioso e ricercatore tedesco ma, in quell'occasione finanziato dagli zar - nella sala-fornace del Monastero di S. Caterina, sul Sinai,ed in procinto di essere bruciato, perché nessuno riusciva più a decifrare cosa ci fosse scritto;

1.5.3.4.1. col radio-carbonio é stato datato al 380; nel 1933 i sovietici, più bisognosi di sterline che non di vangeli, lo cedettero alla British Library per centomila sterline, la maggior parte raccolte a mezzo pubblica sottoscrizione;

1.5.3.4.2. ma ancorché esso sia stato, presumibilmente, sempre conservato in mani greco-ortodosse e quindi meno vandale delle cattoliche, l'esame ai raggi ultravioletti vi ha ugualmente evidenziato ben 9 raschiature e correzioni di diverse mani;

1.5.3.4.3. esso poi unisce i tre vangeli sinottici a tre composizioni quasi prive d'ogni interesse ed al giorno d'oggi completamente dimenticate: il 'Pastore di Erma', la 'Missiva di Barnaba' e le 'Odi di Salomone', mentre mancano Giovanni, Atti, Apocalisse e tutte le lettere di Paolo;

1.5.3.4.4. per quanto riguarda i sinottici poi, rispetto alle forme approvate, manca completamente qualunque riferimento a nascita soprannaturale e resurrezione, - mentre l'intenzione salvifica deve essere ricavata con interpretazione tendenziosa -; inoltre presenta la sciocchezza di APPENA circa 14.500 diversità testuali dai vangeli attualmente commercializzati!

1.5.3.5.Temporalmente a ruota viene il Codex alessandrino, anch'esso alla British; ufficialmente il Vaticano fà mostra solo del Codex Vaticanus, datato 650, ma ostacolando qualunque altra ricerca nel suo archivio segreto e che quindi potrebbe contenere grosse sorprese;

1.5.3.6. si pensi che il Vaticano negò a von Tischendorf il diritto perfino di prendere appunti, talché il grande studioso si vide costretto a copiare, di nascosto, sui palmi delle mani, i polsini e pure le maniche della camicia, un po' come tuttora fanno gli studenti agli esami scritti!

1.5.3.7. Del 5° e/o 6° secolo sono anche il Codex Siriacus, il Cantabrigensis, il Sarravianus, il Marchalianus, il cosiddetto 'K', l'Armenus e l'Etiopico.

1.5.3.8. Tirando le somme ed includendo il ritrovamento di Nag-Hammadi, finora di tutto il materiale a nostra disposizione, quello risalente al II secolo si conta in punta di dita, pochino é del terzo, poco del quarto, il resto tutto dei secoli successivi.

1.5.4. Ma torniamo alla lettera di Clemente d'Alessandria (o almeno chi come tale firmatosi); con detta egli risponde ad un tal Teodoro (non meglio identificato, e che nella sua, andata persa, evidentemente gli chiedeva una valutazione sulla propria repressione della setta dei Carpocraziani); la traduzione in inglese é del prof. Smith e ne riporto le parti più significative.

1.5.4.1.".....Bene hai fatto a ridurre al silenzio gli innominabili insegnamenti dei Carpocraziani. Perchè essi sono le stelle vagabonde di cui parla la profezia, che si allontanano dalla stretta via dei comandamenti e sprofondano nell'abisso sconfinato dei peccati della carne e del corpo.

1.5.4.2. Perchè, gloriandosi della conoscenza di Satana – o come essi dicono - delle cose profonde, essi non sanno che così si gettano nel mondo infero delle tenebre della falsità e, vantandosi di essere liberi, sono divenuti schiavi di desideri indegni.

1.5.4.3. A costoro ci si deve opporre in ogni modo e totalmente. Perchè anche se dicessero qualcosa di vero, neppure in tal caso, gli amanti della verità devono trovarsi d'accordo con loro.

1.5.4.4. Non tutte le cose vere sono la verità, né quella che sembra tale alle opinioni umane, deve essere preferita alla verità vera, cioé quella in armonia con la fede.".........

1.5.5. Siamo all'apologia della falsificazione finalizzata, AUTOREVOLMENTE sancita anche da Paolo (Lettera ai Romani 3.7-82 e Lettera ai Filippesi 1.17-183), da San Girolamo (340?-420?)4, da Sinesio da Cirene (373-414)5, da S. Agostino (354-430)6;

1.5.6. ricordandoci che, quasi per un millennio e mezzo furono essenzialmente chierici i tuttavia meritevoli conservatori, copiatori e diffusori dell'antica saggezza, e che essi furono quasi tutti contagiati all'impiego di simili accorgimenti per darsi sempre ragione,

1.5.7. possiamo incominciare a capire con quanta prudenza, piedi di piombo ed analisi critica siano da leggersi gli antichi codici, e come ci si debba procedere con attenta esegési!)

1.5.7.1. "In quanto a Marco, dunque, durante il soggiorno di Pietro a Roma, scrisse una cronaca dei fatti del Signore, non già, tuttavia, narrandoli tutti, e neppure accennando a quelli segreti, bensì scegliendo quelli che giudicava più utili per accrescere la fede di coloro che venivano istruiti.”

1.5.7.2. “Così, quando Pietro morì martire, Marco venne ad Alessandria portando i suoi scritti e quelli di Pietro, e dal suo libro preesistente, trasferì gli insegnamenti propedeutici (letteralmente: le cose adatte a favorire il progresso verso la conoscenza).

1.5.7.3. Egli, perciò, compose un Vangelo più divulgativo, a uso e consumo di coloro che venivano indottrinati, senza riportarvi gli insegnamenti per iniziati (lett.mente: le cose che non dovevano essere dette), nè mise per iscritto gli insegnamenti jerofantici del Signore:

1.5.7.4. alle storie già scritte altre ne aggiunse e inoltre introdusse certi aforismi che, essendo esperto psicologo, sapeva che meglio avrebbero avviato gli ascoltatori all'intimo santuario della verità arcana (letteralmente: celata dai sette..(veli?))”

1.5.8. questo potrebbe anche non essere un falso, perché potrebbe aver riprese quelle notizie da altre fonti attendibili, diverse dalla famosa 'Quelle' (='fonte', in tedesco, spesso abbreviata con 'Q'), cui si attribuiscono tutte le novazioni (rispetto a Marco) dei Vangeli di Luca e Matteo (i tre vangeli sinottici);

1.5.9. recenti analisi comparate dimostrano che la Q, comunque, non può essere rappresentata – o almeno non completamente rappresentata - neanche dal Vangelo di Tommaso; in caso contrario, se cioé Marco ha aggiunto del suo.........che bell'esempio di gremlinismo!

1.5.9.1. “Così, insomma, egli, secondo il mio giudizio, volse le cose al meglio (lett.mente: preordinò le cose, nè malvolentieri nè incautamente) e morendo lasciò la sua opera alla chiesa di Alessandria,

1.5.9.2. dove è tutt'ora scrupolosamente custodita, anche se viene letta soltanto a coloro, che vengono iniziati ai sommi misteri.

1.5.9.3. Ma poichè gli immondi demoni tramano sempre la perdizione della razza umana, Carpocrate, da loro subornato e fraudolentemente (lett.mente: usando arti ingannevoli), a tal punto asservì un certo presbytero della Chiesa di Alessandria,

1.5.9.4. che ottenne da lui una copia del Vangelo segreto e lo interpretò secondo la sua dottrina blasfema e carnale, inoltre inquinandolo col mescolare menzogne spudorate alle candide e sante parole.

1.5.9.5. Perciò, come ho detto più sopra, non si deve dargli ragione (lett.mente: cedere a loro) e, quando propugnano le loro falsificazioni, neanche ammettere che il Vangelo segreto è di Marco, bensì lo si deve negare per giuramento. Perchè non tutto il vero deve essere detto a tutti gli uomini.

1.5.9.6. Ma a te non esiterò a rispondere a ciò che mi hai chiesto, confutando quelle falsificazioni mediante le stesse parole del Vangelo; ad esempio, tra "ed essi erano per via diretti a Gerusalemme" (nota: potrebbe trattarsi di Marco 10.32) e ciò che segue, e "dopo tre giorni egli risorgerà" (Marco 10.34?), (il Vangelo segreto) contiene quanto segue, parola per parola:

1.5.9.7. "Ed essi giunsero a Betania dove era una certa donna, il cui fratello era morto. Ed ella venne, si prosternò davanti a Gesù e gli disse" figlio di Davide, abbi pietà di me".

1.5.9.8. Ma i discepoli la rimproverarono. E Gesù, incollerito, andò con lei nel giardino dove era la tomba, e subito dalla tomba si udì giungere una grande grido.

1.5.9.9. E avvicinatosi Gesù rimosse la pietra che chiudeva la porta del sepolcro. E poi, avvicinatosi al giovane sdraiato, tese la mano e lo fece levare, afferrando la sua (lett.mente: prendendolo per mano).

1.5.9.10. E il giovane, al solo vederlo (lett.mente: vedendolo), subito lo amò e gli chiese di poter rimanere con lui. E uscendo dalla tomba entrarono nella casa del giovane, poichè egli era ricco.

1.5.9.11. E dopo sei giorni, Gesù gli disse ciò che doveva fare, e la sera il giovane venne a lui portando un drappo di lino sulle sue nudità. E quella notte rimase con lui, perchè Gesù gli insegnò il mistero del regno di Dio. E lasciato quel luogo, ritornò sull'altra sponda del Giordano."”

1.6. Il prof. Smith, è incline a credere che l'episodio racconti un'iniziazione misterica ciarlatanesca, che costrinse Jeshua a decondizionare (usando termini moderni), l'incauto Lazzaro (?) con un, divino ed energico, “ lascia che siano i morti a seppellire i morti”(Matteo 8.21-22);

1.6.1. a quel tempo poi, e soprattutto in Medio Oriente, le iniziazioni – che frequentemente mutuavano la simbologia della morte e resurrezione (fornendo spiegazione dell'insolito luogo) - non di rado degeneravano in vere e proprie orgette,

1.6.2. dove comparivano anche primitive droghe, non escluso l'alcool, ed allucinogeni: come vedremo, tale supposizione ben spiegherebbe certe acide ed ironiche risposte degli apostoli, riportate da Giovanni, ed altrimenti incomprensibili.

1.6.3. L'episodio - ignorato dai tre sinottici (riportantisi al Vangelo di Marco epurato) - indubbiamente ricorda molto la giovannesca Resurrezione di Lazzaro, e con cui quindi lo confronteremo; ma qui il grande grido esclude palesemente qualunque ipotesi di risurrezione.

1.6.3.1. Modernamente potremmo ricostruire gli eventi come segue: in completo urto con la sua famiglia, che l'ha criticato ed ormai lo considera morto (modo di dire tutt'ora usato),

1.6.3.1. il giovane contestatore, forse Lazzaro - probabilmente anche cacciato di casa - usa, come insolito ricovero, la tomba di famiglia (molti moderni bamboccioni tuttora usano il garage o la cantina), in cui si é asserragliato (probabilmente con cattive compagnie) per scopi probabilmente misterici e forse orgerecci e/o drogherecci;

1.6.3.2. ma la sorella maggiore – in ogni famiglia vi é sempre qualcuno più realista del re e pietoso fino a trasgredire agli ordini – sollecita l'intervento del guru Jeshua; i discepoli sono contrari, non gradiscono che egli faccia anche il recuperatore-decondizionatore.

1.6.3.3. Comunque neanche Jeshua dà molta importanza alla richiesta di soccorso e si attarda altri due giorni in Giudea (Giovanni 11.6); infine Jeshua dice, allegoricamente “Lazzaro dorme” (Giovanni 11.11), cui i discepoli commentano all'incirca “Beato lui! Sta meglio di noi.....Chissà come se la passa bene!”; Jeshua é allora costretto a precisare l'eufemismo usato (Giovanni 11.14):

1.6.3.4. “Allora però disse loro chiaramente Gesù: “Lazzaro é morto! E molto mi rallegro che Voi non vi siate trovati colà, perché avreste perso la fede!....ma ora andiamo da lui.””

1.6.3.5. (Giovanni 11.16): “Ai condiscepoli disse Tommaso, che gli é detto 'gemello' “Andiamo dunque anche noi a morire con lui!””....... Ma solo nuova ironia (cioé quel 'morire' inteso come uniamoci ai bagordi) renderebbe buon conto di una disponibilità alla morte, altrimenti davvero incomprensibile, sia se si fosse trattato di quella reale, sia di quella spirituale!

1.7. Personalmente, nel racconto del Marco segreto, non vedo comunque alcun motivo di scandalo, ma - se mai – una riproposizione dell'episodio platonico del giovane Alcibiade, già molto bello ma non ancora famoso,

1.7.1. che innamoratosi del grandissimo Socrate, nottetempo gli si infila addirittura nel letto, offrendoglisi; ma Socrate lo rifiuta, pur continuando ad averlo caro e ad elargirgli insegnamenti!

1.7.2. [Del resto anch'io, da ragazzo, mi sarei infatuato di chiunque fosse stato così evoluto da redigere il Discorso della Montagna, solo che non ebbi mai un'occasione altrettanto fortunata!

1.7.2.1. Però quelle che ho avute non me le son certo fatte scappare, perché le persone insolite, dalla forte personalità e con l'allure del maestro di vita, di guru, affascinano i ricercatori più giovani ed inesperti e giustamente devono affascinarli, onde divenire il loro esempio:

1.7.2.2. se da adolescenti già si ammirassero solo le donne, da adulti ci si ritroverebbe effeminati! Così, a sedici anni, io m'infatuai del diciottenne ed allora completamente sconosciuto Fabrizio De André, malgrado il suo occhio, storto ed in seguito corretto chirurgicamente, (del resto era l'unica cosa storta che avesse!);

1.7.2.3. ero incantato dalla sua straordinaria arte, che – poiché suonavo anch'io e come lui adoravo G. Brassens, l'idolo e punto di riferimento comune – potevo recepire certo prima e forse meglio degli altri.

1.7.2.4. Io ero ancora un galletto di prima penna, mentre Fabrizio aveva già l'allure dell'uomo vissuto; e ciò non certo solo perché beveva e fumava come un turco, né per il suo giro di pregevoli mignottelle (mentre io non riuscivo ancora a batter chiodo);

1.7.2.5. ma perché aveva una carica, emotiva e poetica, che riusciva ad esprimere non solo nella sua arte, ma liberandola inattesa ed inaspettata – come il vapore da un geyser -, nelle circostanze più imprevedibili ed anche in occasioni banali, d'osservazione, scherzo, consiglio, sorriso, rimbrotto, battuta, gesto, sguardo ..... era semplicemente straordinario, mitico!

1.7.2.6. Così, in quella vacanza e praticamente a prima vista, ne rimasi soggiogato, incominciando ad imitarlo indecorosamente, mi modificavo per somigliargli, pendevo dalla sua bocca, gli scodinzolavo attorno, gli faceva lo schiavetto e l'adoratore, fino al punto da rifiutare il suo abituale (ma irriguardoso) nick 'Etil',

1.7.2.7. e da chiamarlo Orfeo, pronosticandogli che sarebbe diventato il più grande cantautore italiano: da quell'estate per me fu l'unica persona che contasse più della mia Donatella, che non chiagneva ma chiagner mi faceva.......!”

1.7.2.8. Aspettavo sue lettere – rare, ma in cui talvolta era allegata una nuova meravigliosa canzone – con la stessa ansia, impazienza e voluttà con cui un innamorato aspetta ed apre le lettere della ragazza!

1.7.2.9. Estremamente bramoso di far apprezzare la sua straordinaria arte e procurargli notorietà, per anni – ed in completa controtendenza dato il tempo di rock – m'intestardii ad eseguirlo, nella più completa indifferenza e disinteresse e tra i lazzi generali:

1.7.2.10. e non certo per richiamarmi attorno un branco d'anatrelle starnazzine (come poi avveniva dopo il 1968), perché regolarmente mi rimaneva un'unica uditrice, che – trallaltro - m'apprezzava solo musicalmente, perché filava col mio amico Francesco Fedi; si chiamava Simona C. ed era figlia del barone di pediatria.

1.7.2.11. Ma poi quando, appunto nel 1968, Mina lo impose all'attenzione generale, con la sua splendida interpretazione della “La canzone di Marinella”, che l'aveva affascinata, e Fabrizio, di colpo divenne così celebre da far diventare disdicevole, per i nostri coetanei, non apprezzarlo,

1.7.2.12. ormai maturato e ventiseienne incominciai ad accorgermi che - subito dopo Spoon River - la sua musica aveva incominciato a commercializzarsi, perdendo in freschezza, genialità ed ispirazione, anche se tuttora incrementandosi in esperienza e mestiere, e la mia infatuazione finì.

1.7.2.13. [Come talentscout(= scopritore di talenti') ho quindi ottimi precedenti ed il tempo dimostrerà che non mi sono sbagliato neanche con GESELL.]

1.7.3. Clemente d'Alessandria certo non approverebbe questa mia candida confessione, ma io sono per la spontaneità, oltre a non riuscire a comprendere cosa ci sarebbe di male);

1.7.3.1. al contrario, penso che – con tutta quella malizia e volontà di nascondere la corda in casa dell'impiccato – più che Jeshua (che sen'era bellamente fregato!), in realtà fosse proprio Marco ad avere problemi di dubbia inclinazione sessuale e di coda di paglia!

1.7.3.2. Infatti, sull'orientamento sessuale di Jeshua, il Vangelo di Filippo – bollato apocrifo dal Vaticano7 - dice testualmente (Filippo 55) :

1.7.3.2.1. “La Sofia, che è chiamata sterile, è la madre degli angeli. La consorte di Cristo è Maria Maddalena. Il Signore amava Maria più di tutti i discepoli e la baciava spesso sulla sua bocca.
1.7.3.2.2. Gli altri discepoli allora dissero : "Perché ami lei più di tutti noi? "Il Salvatore rispose e disse loro: "Perché non amo voi tutti come lei!”

1.7.3.3. Anche se il testo, in carattere minorato, é interpretato, perché 'aspazomai' é, in realtà, un verbo greco che significa essenzialmente (Gemoll) 'salutare affettuosamente, attirare a se',

1.7.3.4. a causa del seguito (= 'su parte del corpo'), gli studiosi hanno evidentemente equiparato 'aspazomai' e l' 'embrasser' francese, che un Italiano tradurrebbe subito 'abbracciare',

1.7.3.5. ma che invece viene usato anche per il bacio di saluto, per il quale nessun buon Francese userebbe mai il malizioso 'baiser', che é il baciare erotico (bacio con la lingua);

1.7.3.6. in copto – che, in definitiva, é egiziano scritto con caratteri greci – non é infrequente incontrare anche parole greche, ma non sempre usate con lo stesso, identico significato del koiné, per cui la surriportata traduzione può solo esser definita altamente probabile;

1.7.3.7. al posto di 'bocca' vi é tuttavia un buco di 5 caratteri ed effettivamente tanti sono quelli di 'TAPRO(=bocca)', anche se gli ecclesiastici fanno notare che tanti sono anche quelli di 'TEZNE(=fronte)';

1.7.3.8. resta il fatto che tra 'coniugi' (il periodo precedente é del tutto inequivocabile) farebbe solo ridere un 'salutare affettuosamente sulla fronte'; né si può ritenere che fossero frequentissime le unione intersessuali caste,

1.7.3.9. in un paese col culto della famiglia ed in un periodo, in cui gli integralisti ebraici sostenevano che “non accoppiarsi equivaleva ad uccidere la futura progenie.

1.7.4. E poi vediamo ora quanto bene e suadentemente Jeshua si disimpegna con Salomé (Vangelo di Tommaso, 61), ottenendone i favori: per averla anch'io impiegata, - durante il mio attraversamento del glaciale mondo delle sessantanovine (cioé delle postsessantottine! - conosco la presa, sul gentil sesso, delle parole arcane. )

1.7.4.1. Jeshua disse: "In due si adageranno su un letto;
chi morirà, chi vivrà."

1.7.4.2. Salomè disse: “Ma chi sei tu, o uomo? ... sei salito sul mio letto e hai mangiato alla mia tavola!”

1.7.4.3. (J.): “Io sono quanto rimane (lett.mente: l'esistente) di colui che mi fu (lett.mente: é) uguale e mi porto appresso l'ereditarietà (lett.mente: mi è stato dato di ciò che è) di mio Padre.”

1.7.4.4. (S.) : “Io sono la tua ancella!” (lett.mente: 'discepola', ma ho voluto riprendere l' 'Ecce ancilla domini' di Luca1.38: una resa incondizionata!)

1.7.4.5. (J.): “Perciò ti dico che quando uno è integro (o 'totale', ma lett.mente:vuoto), si riempirà di luce;
quando invece è diviso, si riempirà di oscurità.

1.8. Il clero preferisce invece sia tacere completamente, su qualunque manifestazione sessuale di Jeshua, sia accreditare la sua volontaria scelta della castità;

1.8.1. [la reale spiegazione sarebbe lunga: penserei di ricercarla associando al sesso il profitto commerciale ed imprenditoriale (anche loro del tutto naturali perché la fisica c'insegna l'impossibilità di un rendimento positivo), cioé i due tipici ed unici reati totalmente e costantemente inevitabili e quindi i soli la cui continua contravvenzione possa giustificare il male e la sofferenza, sulla terra, come punizione divina:

1.8.1.1. se c'é punizione, antecedentemente deve PER FORZA esser stato commesso peccato (tipo i due irrinunziabili sucitati), perché altrimenti ne andrebbe degli usuali superpoteri del Sommo Architetto,

1.8.1.2. che necessariamente, in mancanza del concetto di male e sofferenza come punizione, non potrebbe contemporaneamente detenere onnipotenza, somma giustizia ed infinita bonta (e spesso addirittura dovrebbe esserne privo di due alla volta); ma analizzeremo questo pericoloso tema in altra occasione.]

1.8.2. Inoltre (anche se il racconto é – come vedremo – un falso), Jeshua indirettamente si riconosce tentato e colmo di sanissimi desideri sessuali anche nell'apologo giovanneo dell'adultera:

1.8.2.1. rimasto l'unico a poter mettere in atto quella legge mosaica – che nessun ebreo, osservante come Jeshua, si sentiva di sconfessare – se almeno lui rispondeva alla condizione, che aveva imposta, avrebbe dovuto lapidarsela tutto da solo; ma non lo fa, così appunto implicitamente riconoscendosi anche lui soggetto ai richiami della carne!

1.8.3. Del resto una cosa é certa: tutto ciò che oggi si manifesta nell'umanità (sessualità compresa) ieri fu nel progetto di sua costruzione, sublime opera di Dio! E allora perché scandalizzarsene tanto?

1.8.3.1. ......e poi castità (che nel giro di un secolo estinguerebbe l'umanità) a che scopo, se non quello economico di obbligarla nei chierici, per non gravare il Vaticano del sostentamento di quelle famiglie,

1.8.3.2. che invece ne amplierebbero ed arricchirebbero enormemente la socialità, con una sufficiente conoscenza – e ben diversa da quella ottenibile in confessionale - anche dell'altra metà del cielo?!

1.8.4. [Non posso non evidenziare come nella confessione – assai più che non i loro frequentissimi e lodevoli esempi d'amore, altruismo e dedizione, talvolta spinta fino all'estremo sacrifico – emerga tutta l' animalità femminile;

1.8.4.1. ciò potrebbe esser messo in rapporto di causa-effetto con il comportamento del clero - da esso attratto, ma che insieme lo teme......

1.8.4.2. ...... come la famosa nave della lapide di G. GRAY a Spoon Rever (Master): “..... la tortura / dell’inquieta ricerca e del vano desiderio, / d’essere barca che anela l’altomare eppure lo teme!”

1.8.4.3. Insomma – come il commissario ed il giudice, non avendo modo d'incontrare, altro che maniaci e delinquenti, finiscono col dimenticarsi dell'esistenza anche di santi, genii e persone anche solo normali, in ogni rapporto diventando asprissimi e persone per cui controparte ha sempre torto

1.8.4.4. anche le gerarchie ecclesiastiche potrebbero esser state accompagnate, da simile visione riduttiva, a quella loro posizione, negativa e spregiativa del gentil sesso, culminante nel mulier taceat in ecclesia (=non osi la donna parlare in assemblea!) e nella negazione del sacerdozio femminile.]

1.9. Prima di chiudere questa breve divulgazione sull'ermeneutica degli antichi testi, non si può non parlare di Johannes Albrecht BENGEL (1687-1752) e del suo “Proclivi scriptioni praestat ardua(= i testi di difficile comprensione sono anteriori (e quindi, in un certo senso, più originali) a quelli di agevole”.

1.9.1. E' solo l'uovo di Colombo e certo non é che quel filologo fosse un sostenitore del tertullianesco “Credo quia absurdum(=credo perch'é assurdo!)” e di tutti gli altri magheggi,

1.9.1.1. con cui, attualmente, si pretende di spacciarci per verità - che noi soli non riusciremmo a capire - le numerose e tognaziane supercazzole prematurate dell'Apocalisse e d'altri testi paranoici.

1.9.1.2. [Minucio Felice (?-? ma sicuramente 2° secolo), Octavius: “Noi impariamo favole ed idiozie dai nostri antenati ignoranti, e, quel che è peggio, poi cerchiamo, con tutta la nostra cultura e con i nostri studi, di dar loro un senso.”]

1.9.2. Bengel anzi solo dimostra una profonda logica e conoscenza del modo di comporre UMANO, per sedimentazione successiva intorno ad un pensiero di fondo;

1.9.2.1. e davvero, in questo caso, ogni successivo intervento, dell'autore come di altro capace e studioso ricercatore, contribuisce ad assestare la chiarezza e la forma del testo, per cui effettivamente le stesure di più difficile comprensione sono anteriori.

1.9.2.2. Giusto e solo di pugno di Mozart esistono decine e decine di pagine senza né un'esitazione né una correzione; ma questo é possibile solo o ad un genio – da cui la musica sgorga per dono innato e superiore, in modo sovrumano – o ad un Pico della Mirandola,

1.9.2.2.1. cioé un individuo con così tanta memoria da poter costruire e modificare anche lungamente, nella sua testa, ivi correggendo ed integrando progressivamente, e ricordandosi tutto, dettagliatamente ed indelebilmente, fino al momento di trasferire sul supporto di memoria di massa.

1.9.2.2.2.(Mozart – che, dopo averla ascoltata una sola volta, riscrisse a memoria tutta una messa cantata, di cui il Vaticano non voleva render pubblico lo spartito – era indubbiamente l'uno e l'altro.)

1.9.2.2.3. Ma per noi (mi ci ficco anch'io, nel mio piccolo, che da da giovane ho scritto molto su una Lettera 22)8, mortali comuni e senza la mano di Dio sulla testa, non agevolati di nascita, questa era la procedura compositiva:

1.9.2.2.4. cattura al volo del leitmotiv(=tema di fondo) e sua immediata scrittura a mano – non per niente chiamata bruttacopia – e poi via, su questa, con ripensamenti, integrazioni, spostamenti, ampliamenti, spesso, per mancanza di spazio, inseriti con note numeriche o cordoni di richiamo,

1.9.2.2.5. ma pasticciando, sotto l'estemporaneità della pressione creativa (assai simile ad uno starnuto, ugualmente sia intrattenibile che non riproducibile a piacere), fino al punto che poi solo noi avremmo potuto ricostruire il giusto testo finale; a questo punto era necessaria una prima copiatura a macchina;

1.9.2.2.6. su cui riprendevamo gli interventi demolitivi e costruttivi, questa volta anche con lavoro letteralmente di taglia e incolla, fino a necessitare di una seconda copiatura a macchina, poi di terza e così via, generalmente sempre migliorando,

1.9.2.2.7. ma fino ad arrivare ad un punto di autentica saturazione, stanchezza e stress, indicato anche dal fatto che ormai la conoscenza a memoria del testo ti mette picchetti di confine, oltre cui non riesci più a vedere, castrando ogni stimolo creativo e provocando l'abbandono del testo,

1.9.2.2.8. si badi bene, non perché esso sia ancora perfetto, ma perché tu non ne puoi più di lavorarci ancora sopra, alla sola idea ti viene subito una forma di nausea e saturazione,

1.9.2.2.9. perché devi assolutamente volgere la mente, ad altra e nuova problematica: insomma, nell'opera umana, non la raggiunta perfezione ma solo la stanchezza verga la parola 'fine'; tanto che spesso, però solo dopo qualche settimana o mese, ci puoi nuovamente tornar a lavorar sopra con profitto.

1.9.2.3. Idem come sopra per i disegni, sia artistici che tecnici (lo stesso Michelangelo ributtò giù buona parte del Mosè, ruotandolo di lato!): ho dei disegni in cui, sul lucido della copertina si é dovuta attaccare una prolunga, per registrare i successivi cambiamenti, annullanti tutte le copie precedenti;

1.9.2.3.1. (ed anche in questi casi la carta lucida, a volte, era talmente raschiata, che dovevi tassellare il disegno con un nuovo pezzo e scotch cianografico, ed ovviamente anche sulla progettazione si verificava la stessa forma di saturazione e nausea.)

1.9.2.4. Così, appena il tecnico ebbe finito di montarmi il primo computer, un vilissimo e limitatissimo M20, m'informai subito se già fossero stati fatti (altrimenti mi ci sarei buttato a pesce io!) un programma di righe-colonne, in cui ogni casella fosse matematicamente programmabile,

1.9.2.4.1. ma soprattutto uno di videoscrittura, che consentisse rapidamente correzioni e taglia e cuci, ed altro analogo per la grafica......... “Certo – mi rispose – si chiamano rispettivamente MULTIPLAN ed OLIWORD; solo quello di grafica non é ancora pronto, ma già si sa che si chiamerà ACAD!”

1.9.2.4.2. Gli occhi mi si illuminarono e, in quel momento, approdai in cielo e sentii le campane degli arcangeli, perché – anche se probabilmente a torto – ritenni che tali supporti informatici avrebbero potuto colmare la mia inferiorità congenita,

1.9.2.4.3. consentendomi - col mio modesto, mediocre ed umano fare forcella, cioé procedendo per approssimazione successiva – di raggiungere e magari superare i grandi Padri:

1.9.2.4.4. (in definitiva e col sudore evaporato non più visibile, al lettore che più poteva importare, se quanto ammirava era scaturito da un superdotato, genialmente ed in unica soluzione, o dalla perseveranza, stentata, faticosa e sudata di un individuo normale?!)

1.9.2.5. Ma tutto ciò – beninteso! - ha valore per gli umani, e non quando si pretenderebbe divino od almeno ispirato l'originale primo estensore, come fà il Vaticano con le Sacre scritture:

1.9.2.5.1. se é vero – come é vero! - l'antico conosci l'argomento e la chiarezza verrà, FORMA E CONTENUTI, dell'onnisciente Supremo Architetto dell'Universo, posson essere solo involuti ed incasinati da revisioni umane, ma non certo migliorati e resi maggiormente comprensibili,

1.9.2.5.2. mentre la posizione bengelista sostiene esattamente il contrario, che il testo é tanto più originale quanto più confuso, farfugliante e dislettico esso sia, spesso fino al punto di rendere auspicabile la revisione di un Pinco Pallino qualsiasi!

1.9.2.5.3. Svolgendo il compito proprio del singolo, che é quello solo di rilevare ed evidenziare ogni errore e stortura, perché poi ad istituzionalizzare l'asserto – sia politico che religioso - deve provvedere la volontà generale e/o l'Autority,

1.9.2.5.4. io suggerisco al Vaticano o di coerentemente ripudiare il bengelismo, sostenendo esattamente il suo opposto, o di rassegnarsi ad ammettere che gli autori evangelici non fossero poi sempre ispiratissimi, cioé, in definitiva, di rassegnarsi al wikivangelismo da me sostenuto!

1.10. In conclusione un testo antico già richiede il lavoro di un ermeneuta per la restituzione in chiaro nella stessa lingua;

1.10.1. e se poi deve anche essere tradotto può anche darsi che la indiscutibile libertà di coloritura (sia rafforzamento che sminuzione) del termine, il sapore usato dall'ermeneuta sia poi ulteriormente potenziato anche dal traduttore, ma così finendo coll'apportare ad un risultato di significato completamente variato.

1.10.1.1. Penso a quel greco 'pais9' incresciosamente divenuto 'figlio (di Dio)'; a quell' 'almà' che ha, altrettanto incresciosamente accreditato la verginità della Madonna10; quell’ 'ecclesia' tradotto quando ‘Chiesa’, quando ‘assemblea’, ‘adunanza’ (come in Atti 19.32) perché per la ‘Chiesa’ sarebbe disdicevole essere ‘confusa’! ecc.ra.

1.10.2. Infine il lavoro del traduttore è ulteriormente incasinato dalla presenza di termini insoliti-spiritosi, tecnici o dialettali, di giochi di parole, neologismi o di uso dei termini non in senso semantico ma traslato, che richiederebbero una doverosa immersione del traduttore nei tempi, luogo ed ambiente del brano da tradurre.

1.10.2.1. Si cita proverbialmente il famoso cammello che passa per la cruna dell'ago (Matteo 19.24; Marco 10.25; Luca 18.25), in cui il traduttore non si é reso conto che 'camalion' é un termine della marineria per indicare le gomene (= cime molto grosse), tanto che tuttora son chiamati 'camali' i portuali genovesi, che apportano alle navi le gomene d'ormeggio;

1.10.2.2. ma ora supponiamo di trovarci, nel 3000 e nei panni del Bruno VESPA pro tempore, incaricati di spiegare al pubblico l'incasinata prosa rauceiana, dell'Italia inizio del 21° secolo, nel passo in cui afferma che “....invece del malgoverno del Cainano, i progressisti avrebbero preferito persino la leadership dell'aragosta M.Vittoria BRAMBILLA.....”;

1.10.2.3. supponiamo inoltre d'esser già brillantemente riusciti a superare quel primo scoglio del Cainano, effettivamente collegandolo sia al film di Moretti (Il Caimano), nonché alla dimensione etica del personaggio in riferimento;

1.10.2.4. ma ora quell'aragosta – che per noi contemporanei é chiarissima – unitamente al secondo nome al femminile, ci mandano in tilt, costringendoci a grattarci il capoccione;

1.10.2.5. ma poi – giusto se particolarmente colti ed istruiti – probabilmente ed in completa buona fede, illustreremmo il passo con le seguenti argomentazioni: “Per il colore rosso delle loro uniformi, aragoste venivano scherzosamente chiamati non solo i soldati britannici del 18°-19° secolo, ma anche i cardinali”;

1.10.2.6. visto sia il precedente storico di Mazzarino e Richelieu, sia che si trattava del 21° secolo (e quindi devesi escludere il caso del militare britannico del 18°-19°), visto che si parla di un primo ministro e, nell'Italia dell'epoca, era un vezzo frequente dare ai maschi un secondo nome al femminile

1.10.2.7. – ancorché sembri strano, in quel maledetto anarchico – ma evidentemente il Raucea, malgrado tutto auspicava la leadership dell'a noi sconosciuto Cardinale Michele Vittoria BRAMBILLA.....comprovando che non bisogna mai disperare sul fatto che una supergnocca, purché rossa di pelo, prima o poi diventi Cardinale!!

1.11. Ma, rientrando alla volontà di ricostruzione del sito del Gran Capo, l'avvicinamento olistico (= integralista) alla materia, l'unitarietà s'era già persa in partenza con quel prurito, dei quattro evangelisti, di distinguersi – come attesta la critica esegetica – esaltando caratteristiche cristologiche diverse:

1.11.1. Matteo (iconograficamente associato all'uomo) esalta l'umanità di Yeshua, Marco (associato al leone) la maestosità, Luca (associato al bue) la mansueità, e Giovanni (associato all'aquila) la divinità.11

1.11.1. Evidentemente essi non pensarono di aver così avviato un processo ermeneutico che avrebbe scatenato eresie e molteplici imitatori: se attualmente sono rintracciabili oltre 60 vangeli, é ragionevole all'epoca pensare ad un numero molto maggiore, successivamente assottigliato dall'incuria di conservazione e/o dagli eventi bellici ed atmosferici.

1.11.2. Dell'altro filone di diversità sviluppatosi, ed originato dalle necessità di copiatura dei Vangeli per diffusione e culto, ci parla Origene (=in greco 'montanaro', 185-254 d.C.), ma citando il contemporaneo Celso (?-?); (Contra Celsum, 2.27):

1.11.2.1. “Le differenze tra i manoscritti aumentarono per la negligenza di parecchi copisti o per la perversa audacia di altri che dimenticarono di controllare quanto avevano scritto

1.11.2.1. o, mentre operavano, effettuarono integrazioni o cancellazioni arbitrarie..........come ubriachi alcuni fedeli, divergendo nelle interpretazioni, alterano il testo originario del Vangelo anche numerose volte o ne stravolgono il senso per darsi ragione e difendersi dalle contestazioni.”

1.11.3. Niente di strano, quindi, che Vittorio di Tunnona12 ed il console Eusebio (? -?, nessuna traccia dopo il 496, ma comunque console sotto Anastasio I°), entrambi nelle loro opere dall'identico titolo di ‘Chronaca’ (ma stampata la prima da Canisius ad Ingolstad e la seconda da G.G. Scaligero) riportino:

1.11.3.1. “Durante il consolato di Messalla e poi per ordine dell’ imperatore Anastasio (I°, 430-518) – poiché erano stati scritti da ignorantii santi Vangeli furono corretti ed emendati.”

1.11.3.2. L'esegési di tale informazione sembra investire sia il prima che il dopo Nicea: se quel Messalla é, come é probabile, Marco Valerio, console nel 58 unitamente al futuro imperatore Nerone,

1.11.3.2.1. poiché i greci – un po' come gli Inglesi odierni – erano talmente intolleranti, sull'uso d'altre lingue, da definire semplicemente ignoranti chi le parlasse,

1.11.3.2.2. con quella prima parte della notizia ci si potrebbe riferire anche solo alla versione in greco di testi aramaici od al vangelo di Marco; ora in Marco 14.51 c'é la strana ed altrimenti incomprensibile storia di un certo giovinetto che, all'arresto di Jeshua, fugge nudo,

1.11.3.2.3. che farebbe pensare ad un tentativo d'autoaccreditarsi come testimonio oculare dei fatti (perché altrimenti quell'evento non aveva altra ragione d'essere raccontato): ci si aspetterebbe, a questo punto, una successiva palese conferma di Marco, in tal senso, ma che non viene, per cui il versetto é e resta misterioso.

1.11.3.2.4. Invece Papia (ricordato da Eusebio da Cesarea (265?-340?)13) parla di Marco non come d'un seguace della prima ora, non d'un testimonio oculare, ma come d'un allievo di Paolo, cioé solo di un sopraggiunto, e di Pietro, che invece avrebbe costituito la sua principale fonte d'informazione.

1.11.3.2.5. Poiché Pietro é descritto come un padre di famiglia (a fronte di uno Jeshua ancora celibe), probabilmente gli era maggiore e quindi, nel 58, probabilmente sessantacinquenne, età, per quei tempi, ultravenerabile:

1.11.3.2.6. non é quindi improbabile che, prima che svanisse la di lui memoria, Marco abbia incominciato proprio allora a trasferire i suoi ricordi su supporto cartaceo e quindi nell'intorno di quel 58; successivamente il suo vangelo sarebbe diventato un punto di riferimento degli altri due sinottici, unitamente alla famosa Quelle.

1.11.3.2.7. Quindi questo primo assestamento in realtà potrebbe alludere alla semplice traduzione e/o alla redazione di Marco; l'allarme é fornito invece dal seguito della notizia, perché Anastasio I° - evidentemente con la voglia matta di parodiare Costantino - non può aver dato ordini nel 58, per l'eccellente ragione che non era neanche nato;

1.11.3.2.8. conseguentemente ci dovrebbe esser stato un terzo assestamento dei Vangeli, dopo il citato e dopo quello eseguito dal Concilio di Nicea; e poiché tra questo ed Anastasio s'era inserita la Vulgata latina di San Girolamo (Sofronio Eusebio, 347-420?), morto – si pensa – intorno al 420, a lavoro comunque già ultimato,

1.11.3.2.9. sarebbe interessantissimo sapere se – come personalmente ritengo – il prurito di Anastasio si sia potuto esercitare solo sui Vangeli greci o sia riuscito a coinvolgere anche quelli latini.

1.11.3.3. Posson ritenersi scritti da ignoranti anche 'Le nuove testimonianze', scaturite in greco dal Primo Concilio di Nicea (325) e redatte (od almeno revisionate) da quel gran saggio e raffinato scrittore e cortigiano che fu Eusebio (da Cesarea) e che avrebbe sicuramente saputo rimediare a qualunque grossolanità e dialettalità altrui?

1.11.3.3.1. A dire il vero, un'ingenuità, diciamo ruspantaggine, dei congressisti di Nicea é bonoriamente ammessa, anche nella pittoresca, folkloristica descrizione, fattane da Eusebio (Vita di Costantino, a lui attribuita): vi parteciparono 318? (la cifra non torna col conto dei votanti) vescovi, preti, diaconi, suddiaconi, accoliti, astrologhi, magi ed esorcisti,

1.11.3.3.2. in rappresentanza di (ordine alfabetico) almeno Agni, Aph, Apollo, Aries, Atys, Baal, Croesus, Durga, Eguptus, Fragapatti, Gade, Gitchens, Hecla, Hermes, Huit, Iao, Indra, Jeshua, Jove, Julius Caesar (però ignorato in Oriente), Juno, Juppiter (Giove), Krishna, Kriste, Maximo, Minerva, Minos, Mitra, Nettuno, Pelides, Phernes, Rhets, Salenus, Saturno, Sol Invictus, Taurus, Thammus, Theo, Thor, Thulis, Vulcano;

1.11.3.3.3. e Sabino, vescovo d'Eraclea, valuta i convenuti – diversi da Eusebio e da Costantino – come “un'accozzaglia di analfabeti che comprendevano poco o nulla”.

1.11.3.3.4. Ma da questo all'aspro giudizio dei congressisti del Secondo Concilio di Nicea (786-87) che definì il precedente "un sinodo di stupidi e folli", e non poteva che approvare il ridimensionamento di "decisioni prese da uomini dal cervello alterato14" c'é già un abisso;

1.11.3.3.5. anche peggio Tillotson, nei cui Sermons, leggiamoAnche se da una riunione di preti ben difficilmente scaturisce qualcosa di buono……..se (a Nicea), si fosse riunito un concilio di miscredenti, con lo scopo d'offendere una religione e ridicolizzare quanto la concerne, ben difficilmente sarebbe riuscito ad essere altrettanto insuperabile!”

1.11.3.3.6. in cui traspare nettamente un protestantesimo frenetico ed esaltato e tanta voglia più di distruggere che non di costruire:

1.11.3.3.7. dal Primo Nicea son scappati fuori un Credo ed una religione che – buona o cattiva che sia – ha fatto la storia ed il mondo e quindi anche attualmente ne deve esser considerata parte sostanziale ed integrante.

1.12. Quel primo Concilio fu comunque creatura di un grandissimo imperatore, quel Costantino I° o 'Costantino il Grande', discusso in tutto fuorché nella sua molteplice importanza.

1.12.1. Nato in Serbia, divenuto imperator (cioé comandante militare) a York, nonché egemone di Spagna, Francia ed Inghilterra, divenne Augusto dopo la vittoria a Ponte Milvio su Massenzio (312);

1.12.2. fu il principale autore dell'editto di Milano del 313, liberalizzante ogni culto, tra cui ovviamente il Cristianesimo: un indiscutibile merito ma non fino al punto di santificarlo (come ha fatto la chiesa grecoortodossa),

1.12.2.1. essendo stato - del resto necessariamente per i tempi - un ferreo applicatore del principio, marcinkusiano, “Non si può mandar avanti la barca a furia di Ave Maria!”, quindi grande anche negli eccessi, in particolare nel sesso (stupri), oltre ad aver, per motivi dinastici, compiuto un'autentica strage familiare

1.12.2.1.1. [tra cui la moglie Fausta (sorella del vinto Massenzio e figlia dell'ormai defunto Massimiano, già caro a Diocleziano ed ex imperator anche lui, ma tutti quindi ormai parte perdente, sorpassata e da archiviare), il figlio maggiore (d'altro letto) Crispo, e qualche nipote]

1.12.2.1.2. strage da cui si salvarono fortunosamente Giuliano15 (il futuro Apostata (331-363)) ed il fratello maggiore, ma che comunque furon detenuti in un esilio, dorato ma controllato da Eusebio di Nicomedia, fino al momento di poterli utilizzare militarmente, ben lontani dalla nuova capitale.

1.12.2.1.3. Zosimo (?-410?), Historia Nova, 2.29.3-4 attribuisce la conversione-apostasia di Costantino il Grande al fatto che, per i suoi numerosi ed orrendi delitti, tutte le altre confessioni gli pretendevano gravose espiazioni,

1.12.2.1.4. mentre un Vescovo egiziano (in realtà si trattava di Eusebio di Nicomedia16, eretico in quanto seguace di Ario), si sarebbe accontentato della sola professione di fede. “E fu così – conclude Zosimo – che Costantino abbracciò la nuova empietà!”

1.12.3. Questa sua conversione – che lo avrebbe fatto guarire da una lebbra, metaforica perché in realtà non ne soffrì mai - fu, lungamente e tristemente, associata al più rilevante falso storico mai effettuato, cioé la famosissima 'Donazione di Costantino', la cui redazione, in tempi moderni, é stata filologicamente datata alla seconda metà del settimo secolo. Presumibilmente andò così:

1.12.3.1. Poiché nel concilio di Calcedonia (451 dc) si affermava semplicemente una preminenza del vescovo di Roma, una maggiore autorevolezza e basta

1.12.3.1.1. …..i Padri (N.d.t.: modernamente leggi ‘Vescovi) hanno giustamente concesso, alla sede vescovile dell’antica Roma, un’autorevolezza degna di città dominatrice, come i 150 Padri del primo concilio di Costantinopoli, prediletti da Dio, per la stessa ragione l’avevano concessa alla nuova Roma (N.d.t.: modernamente intendi ‘Costantinopoli’)…….”

1.12.3.1.2. ancorché questa situazione fosse già di per sé rilevante, non ancora soddisfatti, i Vescovi di Roma (intendi ‘Papi’), trasformando la loro mitra in cilindro da prestidigitatore, s'inventarono questa ‘donazione di Costantino a Silvestro vescovo’ (meglio noto come Papa Silvestro I°);

1.12.3.1.3. e poiché si trattava di una puttanata madornale e ben difficilmente credibile, la difesero - per quasi un secolo e contro chiunque avanzasse dubbi in merito – a forza di bolle di scomunica!

1.12.3.2. E si pensi che vi si sostiene che – oltre ad averlo battezzato17 – Silvestro abbia guarito Costantino dalla lebbra, venendone ricompensato come segue:

1.12.3.2.1. Costantino farà porre le reliquie di Pietro e Paolo in grandi e preziosi reliquari e ne edificherà, a proprie spese, le grandi cattedrali; dona al Papato vasti possedimenti in Giudea, Grecia, Tracia, Asia, il palazzo del Laterano a Roma (e fin qua restiamo, tuttosommato, sul plausibile),

1.12.3.2.2. ma poi anche l’intiera città di Roma, l’Italia e tutte le province dell’Occidente, perché “Abbiamo giudicato utile, insieme i nostri satrapi ed al popolo romano, concedere ai successori di S. Pietro un potere più grande di quello di Nostra Serenità.

1.12.3.2.3. La più illustre ma credula vittima di questa pallata fu Carlo Magno, che per essa accorse a combattere contro i Longobardi ed in difesa dei diritti del Vaticano; conseguito tale vistosissimo effetto, la donazione di Costantino fu poi ufficialmente riconosciuta come un falso a partire dalla seconda metà dell'ottavo secolo.

1.12.3.3. Tuttavia essa é importante per dimostrare il netto ed antichissimo interessamento (così stigmatizzato da Dante) del Papato al potere temporale:

1.12.3.3.1. del tutto giustificabile, perché é normale e lodevole - che chi si ritiene in possesso della verità intenda convertire il prossimo – purché non ricorra a mezzi criticabilissimi come roghi, tortura, Santa Inquisizione, crociate e/o Jihad!

1.12.4. Oltre che nella ricomposizione dell'impero, la grandezza di Costantino si manifestò anche in urbanistica, con la creazione di Costantinopoli sulle rovine dell'antica Bisanzio, ed in una più attenta ed accorta gestione dell'impero,

1.12.4.1. che assicurando un lungo periodo di pace militare consentì di spostare sulla spiritualità e ricerca religiosa parte delle energie così risparmiate; ma poiché assurdamente gli uomini sembrano aver bisogno di conflittualità e guardano assai più alle inezie che li dividono, che non alle montagne che li uniscono,

1.12.4.2. Optatus di Milene, Storia del IV secolo, 1.15-19 rileva “Nel contendersi il consenso popolare, un altare era contro l'altro altare.” e frequentemente si verificarono scontri, anche non verbali e con spargimento di sangue, fra fazioni religiose della stessa città o di città o paesi confinanti.

1.12.5. Anche se il famoso ma leggendario presaggio, della notte prima della battaglia di Ponte Milvio, 'In hoc signo vinces(=in questo segno vincerai)', con la visione di una 'chi' greca (graficamente = X) posta dentro una 'ro' (graficamente = P) può originare una croce cattolica solo assolutamente volendocela vedere,

1.12.5.1. (assai meno improbabile che alludesse alla croce celtica che sicuramente molti legionari di Costantino portavano nel centro dello scudo)

1.12.5.2. tuttavia già in quella circostanza l'imperatore aveva potuto toccare con mano la straordinaria importanza di guidare uomini motivati non solo dall'autorità ma anche dalla fede e fiducia in un avvenire comune.

1.12.6. Così, subito dopo essersi affermato come fondatore di città e con tale positivo precedente, non é da escludere che quell'eccellente conoscenza della natura umana,

1.12.6.1. che il suo operato costantemente rivela, lo spingesse a tentare l'unica impresa ancora non tentata da nessun altro imperatore romano: fondare una nuova religione.

1.12.6.2. Infatti, se – dal punto di vista psicologico – il Potere può costituire uno steccato, lungo cui potrebbe anche svilupparsi, ordinata, serenamente e per il meglio, l'evoluzione del cittadino,

1.12.6.3. a formare l'auspicata autostrada, consentente il convogliamento di enormi numeri e non di singoli, manca ancora il controsteccato, che non é difficile individuare in quella religione, che dispone della vita futura, esattamente come l'Impero dispone di quella presente.

1.12.6.3.1. Se infatti questi due poteri predicassero forme di esistenza terrena diverse (la religione in funzione della vita futura), non si può servire due padroni diversi;

1.12.6.3.2. se - ad esempio – la religione, agitando le fiamme dell'Inferno (come dovrebbe), imponesse imperativamente ai soldati di non uccidere, prescindendo da qualsiasi giustificazione, e si rifiutasse di benedire il varo di navi, aerei e carriarmati, ne uscirebbe gravemente compromessa la capacità militare dell'impero.

1.12.7 La conclusione di Costantino fu quindi almeno tanto logica quanto scontata: per forgiare il cittadino occorreva il maglio del Potere ma anche l'incudine di una religione collaborativa18, mentre in quel momento non tutte lo erano.

1.12.7.1. Così, nel 324, egli mandò il suo consigliere religioso, Osio di Cordova, in giro per tutto l'impero ad invitare formalmente i Prelati, di qualunque confessione, a mettersi d'accordo e far cessare quello sgradevole stato di conflittualità religiosa.

1.12.7.2. Visto il fallimento di questo tentativo, che non venne raccolto, Costantino proprio ordinò ai prelati di convergere su Nicea, a spese pubbliche, portando con sé i sacri testi di competenza (per l'esattezza ne pervennero 2131 che, successivamente e come abbiamo già visto, furono bruciati).

1.12.7.3. Non fu possibile raggiungere solo i druidi celtici, troppo dispersi sul territorio e senza un coordinamento che li riunisse; ma probabilmente fu lo stesso Costantino – che non poteva assolutamente permettersi di contrariare quelle legioni che lo avevano innalzato alla porpora – a correttamente atteggiarsi a loro curatore, data l'assenza degli interessati:

1.12.7.3.1. fatto sta che quel Yesus Cristus fu scelto con straordinaria abilità ed ingegnosità, perché il primo nome (in greco Ihsous) é foneticamente confondibile sia con lo 'Jeshua' ebraico che con lo Hesus celtico, con l'Horus egizio, con il Julius (Caesar) e con lo Zeus greco-romano, mentre il secondo sia con il 'Cristo' greco che con il 'Krishna' sanscrito (avente poi identico significato).......che si sia ricorsi perfino a queste accortezze?!

1.12.7.4. Invece affluirono regolarmente praticamente tutti gli altri rappresentanti delle numerose confessioni dell'impero, tra cui anche quelli di Silvestro I°, anche se – supponendo una partecipazione direttamente proporzionale alla vicinanza della sede - la collocazione geografica scelta indubbiamente favorì una maggior presenza di delegati cristiani.

1.12.7.5. Costantino era ancora talmente seguace del Dio 'Sol Invictus' che fece coincidere il giorno d'apertura del concilio col solstizio d'estate (21/06/325); per diciotto mesi non si fece praticamente nessun passo avanti, perché ogni rappresentanza rimaneva ferma sulle propie posizioni, mentre approfittava della circostanza per mangiare a quattro palmenti a spese altrui.

1.12.7.6. Per superare questo punto morto fu necessario l'intervento personale di Costantino, che pesantemente richiamò l'assemblea al rispetto dei propri desideri, riducendo le alternative ai cinque nomi più popolari: Julius Caesar, Krishna, Mitra, Horus e Zeus; successivamente, a maggioranza si democraticamente decise quanto già conosciamo.

1.13. Così, ad effettuare un primo SERIO tentativo di rimettere in rete il sito del Gran Capo, in definitiva fu delegato il saggio e colto Eusebio, di cui, dai risultati ottenuti, tuttosommato non possiamo che lodare il buon gusto e la scelta,

1.13.1. perché davvero, nella sua megafrittata, egli seppe scegliere ed amalgamare il MEGLIO dello scibile religioso del tempo, come emergerà anche dal seguito,

1.13.1.1. presentandola talmente coinvolgente ed accattivante da farla vincente, trallaltro dotandola di riti e consuetudini che tuttora rappresentano un suo punto di forze e d'indiscutibile preminenza rispetto alle altre confessioni.

1.13.1.1.1. Tanto per incominciare fu convocato ed adottato in blocco quell'intero Antico Testamento ebraico, indiscutibilmente di eccezionale livello - soprattutto per quanto riguarda i libri aforistici e sapienziali –

1.13.1.1.2. ma, nel resto, opera talmente composita, già di per sé talmente insalata russa, da far giustamente scrivere a Voltaire, Epistola ai Romani:

1.13.1.1.2.1. “Ma vi è un solo avvenimento, narrato nel Vecchio come nel Nuovo Testamento, che non sia copiato dalle mitologie indiane, caldee, egiziane, e greche?

1.13.1.1.2.2. Il sacrificio d’Idomeneo non è palesemente analogo a quello di Jefte? La cerva d’Ifigenia non è il montone d’Isacco? Non ritrovate Euridice in Edhit, la moglie di Lot?

1.13.1.1.2.3. Minerva ed anche solo un cavallo come Pegaso fecero scaturire fontane colpendo la roccia, né più né meno come Mosè;

1.13.1.1.2.4. Bacco aveva attraversato a piedi il mar Rosso – che apriva l’asciutto dinnanzi a lui – ed aveva fermato il sole e la luna ben prima di Giosuè………

1.13.1.1.2.5. ………..le figlie d’Inio avevano cambiato l’acqua in vino ed olio quando ancora non si parlava delle nozze di Cana. Atalide, Ippolito, Alceste, Pelope, Er erano resuscitati quando non si parlava ancora della resurrezione di Gesù;

1.13.1.1.2.6. e - secondo la tradizione - Romolo era nato da una vestale più di 700 anni prima della nascita di Gesù da una vergine.........

1.13.1.1.2.7. (e Voltaire non poteva ricordare anche la nascita di Mosè copiata da quella di Sargon I°, ed il diluvio di Gilganesh, solo perché i testi, in cuneiformi che li descrivono, son stati decodificati successivamente.)

1.13.1.1.3. Poiché gli Atti e le lettere sono stati redatti in epoca successiva a Nicea (ed alcuni hanno addirittura evidenziato il dubbio che quelle di Paolo siano un magheggiamento – effettuato, intorno al 400, da san Giovanni Crisostomo - di scritti di Apollonio di Tiana19),

1.13.1.1.3.1. in realtà non sappiamo se il Cristianesimo primitivo fosse simile a quello post niceano - od una magari evoluzione ma ancora non eretica del giudaesimo –

1.13.1.1.3.2. che solo successivamente, proprio a Nicea e grazie ad Eusebio, abbia trovato il suo divino Protagonista e la conformazione attuale, ma così tirandosi addosso il ripudio della religione-madre.

1.13.1.1.4. Tuttavia si può almeno ragionevolmente supporre tale evento più probabile a Nicea, sia per il maggior tempo trascorso, sia per la dichiarata tendenza niceana a fare l'insalata russa, onde accontentare un po' tutti,

1.13.1.1.5. necessità invece momentaneamente ancora estranea ad una religione a carattere solo locale, e diretta ai soli Ebrei, ed invece attribuibile a quella fase d'espansione, che senz'altro sarebbe stata favorita dall'inglobamento di consuetudini del culto di Mitra20 ed altre.

1.13.1.1.6. Comunque, chiunque sia stato, un po' con l'idea che la classe operaia, da sempre umiliata e sfruttata, non poteva che gradire un figlio di Dio consapevole di tutti i loro problemi nonché riformatore sociale, e quindi per agganciare l'audience sociale e popolare,

1.13.1.1.7. un po' per accontentare l'abitudine - di Greci e Romani, a differenza degli Ebrei – di raffigurare i loro Dei, trall'altro così sponsorizzando l'arte,

1.13.1.1.8. (tanto che possiamo immaginare il colpevole, supposto il creativo Eusebio, man mano che scriveva probabilmente immaginarsi compiaciuto i futuri capolavori consentiti dal suo machiavello.......

1.13.1.1.9. ....a proposito, a questo punto allora mettiamo, nella scenografia, anche una fine, truculenta e strappa lacrime......) il primo pensiero forse vola all'indimenticato Spartaco, ma poi gli si sovrappone quel capopolo ebraico, quel Jeshua, tanto sia amato che odiato...........

1.13.1.1.10. certo, per non dispiacere l'Imperatore, bisognerà rifargli il look, fagli sparire la gobba del federalismo fiscale e del comportamento anarchico ed antiromano....

1.13.1.1.11. ....occorre anzi munirlo di un certificato di buona condotta e di collaborazionismo spinto........ecco quel che ci vuole: “date a Cesare quel che é di Cesare.......”

1.13.1.1.12. Ed anche ammesso che il buon Eusebio non si rendesse perfettamente conto dell'importanza, per l'audience ed il gradimento, degli effetti speciali e della spettacolarità,

1.13.1.1.13. ci pensò proprio l'imperatore, buon conoscitore del Vecchio Testamento nonché antenato di G.Lucas e di Spielberg, a ricordargli (vita di Costantino libro 4°) “Sbigottiteli e Vi crederanno!

1.13.1.2. Dunque per l'eccellente treatment, scenografia, redatta (od almeno sorvegliata e diretta) da Eusebio e del cui originale furono immediatamente tratte 50 copie, Costantino propose due nomi alternativi,

1.13.1.3. o 'Nuove Testimonianze' o 'Parola del Dio Salvatore Romano' (Vita di Costantino, vol. 3°, pag. 29), disponendone la diffusione e messa in pratica in tutti i territori dell'Impero.

1.14. Fermiamoci ora un momento a riflettere su alcuni punti sostanziali:

1.14.1. che i delegati pagani partecipassero al Concilio con la convinzione che – essendo la loro religione un prodotto umano – potesse esser dall'uomo chiosata, modificata e contrattata non ci può fare né caldo né freddo:

1.14.1.1. già un saggio romano, Cicerone, De divinatione, per di più citando l'ancor più saggio e critico Catone il Censore, nota che questi si meravigliava grandemente che sacerdoti romani, di qualunque credo, incontratisi o praticando cerimonie in comune, non scoppiassero a ridersi in faccia!

1.14.1.2.[……anche se poi (De inventione) attenua il suo agnosticismo, precisando, con Epicuro, che “quando i filosofi affermano di non credere agli Dei, in realtà intendono dire che non credono allo stesso tipo di Dei, a cui potrebbero credere le masse.”.....e questo concetto sottoscrivo anch'io.]

1.14.2. ma non può che sbigottirci che ciò lo facessero anche i Cristiani (in particolare i rappresentanti del Papa-Vescovo di Roma Silvestro I°),

1.14.2.1. che avrebbero dovuto partecipare al Concilio sia preliminarmente dissociandosene, che facendo mettere a verbale come intervenissero solo in veste d'osservatori ecumenici e non come negoziatori, in quanto la fede cristiana era emanazione divina e quindi non umanamente modificabile!

1.14.3. A Nicea quindi si discusse e si presero decisioni umane, certamente alteranti il divino insegnamento, con l'evidente convinzione di poterlo fare: in pratica quindi nessuno di quei convenuti – cristiani compresi – credeva alla favola della religione divina.

1.14.3.1. Ed uso favola intenzionalmente e con tanto di documentato riferimento (Lettera di papa Leone X al Cardinal Bembo. - Archivi vaticani - Corr.za Leone X - vol. 3° - volume cartonato grigio con dorso in canapa - scaffale 41 - 2° piano inf.re - ne é disponibile anche il microfilm) allo scritto di un Papa storico, colto ed abbastanza moderno!

1.14.3.1.1. "Si sa quanto, sin da tempi remoti, ci sia stata utile la favola di Gesù Cristo!"

1.14.4. premesso che – magari non subito ma comunque dopo Nicea – le religioni pagane sono scomparse, che il giudaismo, chiaramente e subito dissociatosi, é stato sovente perseguitato (malgrado tutte le dichiarazioni di libertà di culto succedutisi nei tempi) ed invece Poteron de Poteroni non ha mai più perseguitato il Cristianesimo (ma solo sue eresie),

1.14.4.1. quanto l'attuale cristianesimo SACRO E DIVINO differirebbe da quello, forse divinamente ispirato, ma certo umanamente convenuto dai congressisti di Nicea?

1.14.4.2. Questa domanda si risolve nell'altra irrispondibile “I nostri Vangeli sono queste Nuove Testimonianze costantiniane?” od ancora “San Girolamo, nella sua Vulgata in latino, ha tradotto esattamente queste od altri vangeli in suo possesso?”

1.14.4.3. Ovvia risposta possibile “Boh!”.......da una parte, storicamente non risulta che i Cattolici Romani abbiano respinto l'ukase costantiniano, anzi tuttaltro21;

1.14.4.4. però San Girolamo - malgrado la distruzione di quei 2131 volumina e di tutti gli altri, bruciati per timore del crudele, citato editto di Costantino – sicuramente non aveva (o almeno non avrebbe potuto avere) a disposizione soltanto quelle,

1.14.4.5. anche se non possiamo esattamente sapere di quali reperti, in greco e redatti fino alla metà del terzo secolo, fosse entrato in possesso e che anche potrebbero essere andati successivamente persi.

1.14.4.5.1. L'unica cosa certa é che attualmente – proprio grazie all'eccellente e valida opera di tale santo – i reperti difformi disponibili in latino sono circa solo duemila (non molti, o almeno enormemente meno dei greci)

1.14.4.5.2. mentre i frequentatori del sito del Gran Capo, sia fin dalla sua prima apparizione ante Nicea, che in quella provvisoriamente ricostruita, debbono evidentemente aver preso in burletta il cupo e terribile monito di Apoc. 22.18-19:

1.14.4.5.2.1. "Notifico a chiunque oda le parole profetiche di questo libro: a chi vi aggiungerà, Dio aggiungerà ai suoi mali le piaghe ivi descritte;

1.14.4.5.2.2. ed a chi toglierà alcunché delle cose scritte in questo libro e/o anche della città santa, Iddio toglierà altrettanto dall'albero della sua vita".

1.14.4.5.3. se – dalla metà del terzo secolo a quella del 18° - si sono conservati la bellezza di 30.000 brani evangelici diversi in greco (oltre ai circa duemila in latino22); e successivamente ne sono stati scoperti anche altri!!

1.14.4.5.4. E questi non possono che essere una frazione rispetto a quelli circolanti pro-tempore: tenuto conto del ridottissimo numero dei letterati dell'epoca (si dice meno del 10% della popolazione, e letterati poi si fà così per dire,

1.14.4.5.5. perché poi si conoscono moltissimi casi in cui persino l'imperial-scriba del villaggio dava forfait a fronte di brani appena appena più complessi e non solo banalmente commerciali).

1.14.4.5.6. Tenuto conto delle inevitabili perdite da riciclaggio delle pergamene e da incuria, distruzione, eventi bellici e metereologici, ricordandosi dell'assioma yankee “che non esiste Americano che non abbia scritto almeno un soggetto cinematografico”

1.14.4.5.7. dopo due millenni e 30.000 reperti attuali, possiamo a buon diritto concludere che non é esistito grecofono colto che non si sia redatto il suo Vangelo!......(né ovviamente ha fatto eccezione la mia famiglia, come da apocrifi tramandatimi e che riporto in chiusura.)

1.15. Da ciò gli admins avrebbero dovuto, già da soli, immediatamente dedurre sia che assolutamente non si poteva giurare sulla sacralità e corrispondenza, della rimessa in rete all'originale, non solo per tutti i possibili inconvenienti d'ermeneutica e traduzione suddescritti -

1.15. ma anche perché evidentemente nessuno, assolutamente nessuno, aveva mai tratto, dal precedente sito, con la dovuta modestia e devota compunzione, nonché consapevolezza di trovarsi di fronte all'Unico Messaggio del Supremo Architetto;

1.15.1. e c'era da temere che l'inconveniente proseguisse in eterno, come se la frequentazione del sito scatenasse imprevedibili ed inarrestabili impulsi, anarchici e dissidenti,

1.15.1.1. oppure subdolamente l'haker Zarathustra fosse riuscito ad introdurvi una sua inneffabile houmepage (=pagina iniziale del sito), nascosta tra le pieghe e che,

1.15.1.2. - oltre a calorosamente incoraggiare l'immediata redazione delle proprie “personali variazioni sui dati temi di Jeshua - vi raccomandasse il suo meraviglioso e psicanalitico

1.15.1.2.1. “Voi non avevate ancora cercato Voi stessi, quando trovaste me.....così fan tutti i credenti, svilendo ogni fede:

1.15.1.2.2. perciò ora io Vi ordino di perder me e ritrovare Voi stessi.......e solo quando mi avrete completamente dimenticato, io sarò definitivamente con Voi!23”-

1.15.1.2. .......i Cattolici non digeriranno questa affermazione, trovandola anarchica, eretica ed irriguardosa; ma – almeno pensando all'etimologia della parola

1.15.1.2.1. ('cattolico' dal greco 'katà'=prefisso rafforzativo e/o superlativo ed 'olos'='tutto, intiero, completo')..........può forse esistere un CATTOLICESIMO più spinto di questo, e già spontaneamente realizzatosi?

1.15.1.3. La nostra comunione non sarà certo consistita nel mangiare il Suo corpo, ma nel diligentemente anatomizzare i Suoi detti, apologhi e memorabili parole, assaporandocele ed attentamente soppesandole, indorandoci della loro polvere;

1.15.1.4. nonché – riconosciamolo! - col, nei numerosi drammi vissuti, frequentemente ricorrerci, sconfortati ed alla disperata ricerca d'un'istruzione, sollievo e/o consiglio: la Sua trama lucente ha così rappezzato i numerosi strappi inflittici dalla vita!

1.16. Mettiamo (e soprattutto METTETE!) l'animo in pace: tanto - ormai anche completamente prescindendo da differenze interpretative e/o traduttive, si dispone di migliaia di copie, diverse per forma ed epoca di redazione;

1.16.1. e dati i secoli trascorsi, dei Vangeli può essere originale sia il capitolo di minore ampiezza (l'eccedenza potendo esser stata trascurata perché non ritenuta importante dall'originario estrattore),

1.16.1.1. sia invece quello più esteso, come pure può essere originale solo parte, di quello più esteso, e manomesso il resto, e ciò può essere avvenuto non solo per sbadataggine e distrazione dei copisti, ma anche intenzionalmente e quindi fraudolentemente;

1.16.1.2. nessuno più potrà documentatamente tornare all'originale; nessuno potrà mai più sapere con certezza “Chi siamo?”, “Da dove veniamo?”, “Dove andiamo?”

1.16.2. Un gremlinismo eclatante, ma stavolta fairystico(=fatato), positivo, ESALTANTE é in Giovanni, 8 il famosissimo episodio dell'adultera; esso é ideato con straordinario acume,

1.16.2.1. perché anche nel Discorso della Montagna (ma poi in generale sempre) Jeshua si guarda scrupolosamente dall'andar contro la legge mosaica, limitandosi a darne un'interpretazione più moderna, magari annacquata ma pur sempre non completamente opposta.

1.16.2.2. Ma i Farisei se n'erano accorti e – sperando in un passo falso – mentre sta insegnando nel Tempio, gli trascinano davanti un'adultera (ignorasi la sorte del montone, probabilmente già lapidato, dato che Mosé condannava entrambi).

1.16.2.3. Ovviamente é una trappola: se Jeshua esorterà – come sua consuetudine – a quel solito perdono, comprensione e mansuetudine, che gli attira così tanti favori popolari, potranno accusarlo di eresia; ma se conferma la sentenza mosaica perderà il favore popolare, essenzialmente rivolto alla sua comprensione; ed egli si rende perfettamente conto d'esser stato messo sotto; tuttavia saprà fuoriuscirne brillantemente.

1.16.2.4. Prende tempo (forse indispensabile per architettare un così sottile machiavello), soffermandosi a scrivere per terra (Giovanni non precisa cosa, ma presumibilmente man mano il nome delle donne con cui gli aspiranti linciatori hanno commesso adulterio, probabilmente, con tale ricordo facendoloro levitare i genitali ma altrettanto sicuramente facendo cader loro di mano la pietra!), e finalmente sorridendo dice il fatidico “Chi é senza peccato scagli la prima pietra!”

1.16.2.5. E mentre i maschi, presenti ma sconfitti, s'allontanano torvamente e con la coda tra le gambe per essersi dovuti pubblicamente riconoscere peccatori più o meno incalliti, il convincitore Jeshua chiede ironicamente “Dove sono, donna, coloro che ti accusavano? “Non c'é più nessuno, Signore.”“E allora neanch'io ti condannerò: va e d'ora in poi non peccare più!”

1.16.2.6. Psicologico e psicanalitico, meraviglioso, sublime, divino ma c'é un piccolo particolare, anche se DI POCO CONTO........non esiste in nessuno dei più antichi Vangeli giovannei, né in nessuno degli altri coevi! Come detto, ciò non significa che non possa essere originale;

1.16.2.7. ma é possibile che i precedenti estrattori abbiano giudicata priva d'interesse e tralasciabile una delle pagine più belle dei Vangeli, così potente, importante e significativa?.......Ovviamente non bisogna mai porre limiti al cattivo gusto del prossimo...... ma neanche supporlo così tanto infinito!

1.16.2.8. Tuttavia assai bene ha fatto il Vaticano, in veste d'admin, ad ignorare questo meraviglioso gremlinismo: si può considerare falsificatore uno che abbia saputo perfettamente attingere le dimensioni, la potenza, la genialità, la sublimità, la parola, positura, tratto e tatto dello Jeshua originale?!

1.16.2.8.1. Si narra che, alle Olimpiadi d'Atene, la coppa della corsa, su cui era inciso “AL PIU' VELOCE!” fu bruscamente strappata, dalle mani del vincitore, da un intruso che – in modo apparentemente sciocco – scappò di corsa, inseguito dal solo vincitore (consapevoli di non poter star dietro a cotanto campione, nessuno degli altri astanti si premurò d'aiutarlo, anche dando per scontata la cattura del ladro).

1.16.2.8.1. Ma quando il vincitore ritornò a mani vuote, la saggezza popolare si pronunziò che forse non fosse più il caso di parlare di furto, quanto di autoattribuzione arbitraria, perché in realtà la coppa aveva trovato le mani del suo naturale e giusto possessore...........Laciatemi ammirare ed onorare questo Giovanni GREMLIN.........chiunque egli sia stato!

1.16.3. Sia Matteo (Matteo1) che Luca (Luca3.23-38), per dimostrarne la discendenza davidica, come da profezie bibliche, forniscono l'albero genealogico di Giuseppe (Matteo fino ad Abramo, mentre Luca si spinge sino ad Adamo ma, nella successiva valutazione, ci fermeremo ad Abramo, onde avere termini confrontabili);

1.16.3.1. circostanza però strana e che attirò subito la mia attenzione: Matteo inventaria partendo da Abramo e finendo con Giuseppe, mentre Luca alla rovescio, partendo da Giuseppe e finendo con Adamo; volli vederci chiaro (e mi puoi facilmente controllare anche tu-UNICO!):

1.16.3.2. non riescono ad accordarsi non dico sulla successione dei nomi, ma neanche sul numero totale perché Matteo ne annunzia 42 (3 volte 14 generazioni) ma poi realmente ne elenca 40, mentre Luca arriva addirittura a 55 (il che fa dei due Jeshua due personaggi distinti, lontani parenti ma distinti)......veramente troppi errori per chi avrebbe scritto ISPIRATO!;

1.16.3.3. ma, poi e soprattutto, cosa c'entra il sangue di Giuseppe con quello di Jeshua, affermato caso d'immacolata concezione?..... nessuno dei Vangeli forma invece – per dimostrare la profetata discendenza davidica - l'albero genealogico di Maria.......siamo nel caso opposto e questi cuochi hanno saputo assai mal approntare la loro pasticciata pietanza,

1.16.3.4. lasciatemi spernacchiare questi gremlins (od originali?) – per quanto famosi ed importanti possano essere - e richiamarci sopra l'attenzione degli admins, sperando che provvedano!

1.17. E poi, ammesso autentico il Vangelo di Giovanni, questo per primo accrediterebbe la possibilità di molti altri Vangeli e detti di Jeshua con quel versetto finale (21.25) “Sunt autem et alia multa, quae fecit Jesus; quae si scribantur per singula, nec ipsum arbitror mundum capere posse eos, qui scribendi sunt, libros24

1.17.1. (A questo punto, mi si dica con quale faccia tosta si può decretare apocrifo lo splendido Vangelo di Tommaso, in tanti logon coincidente con gli altri e praticamente l'unico veramente non mai manomesso?

1.17.2. Siamo ai confini dell'assurdo.......a meno di non conferire, al termine apocrifo il valore di un rabbioso 'Accidenti a te, non son riuscito a magheggiarti!”!)

1.18. E, senza rifarci al pilatesco, splendido “Quid est veritas?” (Giovanni, 18.38, perché potrebbe essere una patacca anche lui), ma come nel film Rasciomon(='La verità' in giapponese), essa, per l'uomo, é trascendente e non può essere conosciuta;

1.18.1. ....ma io, nei Vangeli, rispetto – e continuerò sempre ed inviterò a rispettare - non il loro essere un'ormai INCERTISSIMA parola di Dio,

1.18.2. quanto il loro CERTISSIMAMENTE essere il risultato della plurisecolare e splendida sedimentazione dell'esperienza e saggezza di noi uomini, Sue ultime scintille, la quale ci indica e consente la retta via ed una vita onesta e più serena!

1.18.3. Per questo – come combatto ovunque la Casta ma non la democrazia - io dichiaratamente intendo ora e sempre rifiutare il clero, ma non la religione,

1.18.3.1. di cui anzi – tanto nell'interesse dei contemporanei che dell'evoluzione ulteriore - auspico un definitivo recupero ed istituzionalizzazione di vera ed intramontabile spiritualità!

1.18.4. Così parlò Zarathustra.

1  Non che brilli per chiarezza, ma sicuramente non si tratta d'un invito a cena! Presuppongo trattarsi d'impiccagione a caduta lunga (che spesso apporta il distacco della testa) o peggio ancora – traducendo spalle con torso – neanche escluderei la trazione, a mezzo buoi o cavalli, dei quattro arti in direzione opposta, sino a strappamento dei tendini...............punizione davvero sproporzionata al MERITORIO misfatto compiuto!

2 (7) ‘Si enim veritas Dei in meo mendacio abundavit in gloriam ipsius: quid adhuc et ego tamquam peccator judicor?! (8) Et non (sicut blasphemamur, et sicut aiunt quidam nos dicere) faciamus mala ut veniant bona? Quorum damnatio justa est. = Se infatti, grazie a mia menzogna, la fede di Dio s'accrescerà a sua gloria, perché mai dovrei io esser giudicato peccatore? E, se ne nascerà il bene, non ricorreremo noi forse a questo stratagemma (già da noi stessi riconosciuto tale) oltre che da altri, di cui (comunque riconosciamo) giusta la condanna?

3 (17) Quidam autem ex contenzione Christum annuntiant, non sincere, existimantes pressuram se suscitare vinculis mesi. (18) Quid enim? Dum omni modo, sive per occasionem, sive per veritatem Christus annuntietur; et in hoc gaudeo, se et gaudebo. = Qualcuno diffonde Cristo con sotterfugi, ritenendo di contrariami. Ma perché dovrei dolermi, di questo specioso apostolato !?…. invece me ne rallegrerò!

4 Traduttore ufficiale della Vulgata latina e con grandi meriti, ma.......da Adversus Vigilantium (mia la traduzione) : “……Se dunque ho tradotto il buono d’Origene, correggendo od eliminando il cattivo, devo forse essere biasimato perché ho fatto conoscere agli uomini, ciò che c'è di buono in lui, nascondendo l’errato? Se questo è un crimine, sant'Ilario ne sarebbe colpevole quanto me, nonchè anche Eusebio da Vercelli, nella sua traduzione in latino dei commentari di Eusebio da Cesarea – ch’era un grande eretico – e che ne ha taciuto l'eresia. E taccio di Vittorino o d'altri, non volendo apparire come colui che si difende citando altri responsabili del suo stesso delitto.”

5 filosofo e vescovo, Epistola 105: “La verità ha, per la vista, lo stesso effetto della luce troppo viva, che non può dilettarla senza gravi conseguenze talchè per coloro, che hanno occhi deboli, è preferibile l'oscurità; allo stesso modo, io dico che, se la verità riesce dolorosa, per chi non riesca ad affrontarla, è preferibile l'inganno. Pertanto, detto fra noi, se le leggi che regolano il vescovato propostomi, mi permetteranno di pensarla così, se avrò la libertà di filosofare in privato e di parlare con apologhi ai comuni fedeli, senza imporre e senza smentire nulla, tollerando che essi continuino a credere nelle idee che hanno acquisito, io accetterò la carica.”

6 De civitate Dei, (in realtà parla Varrone, ma siamo sicuri che Agostino non condivida?) “……nella religione ci sono molti aspetti che non conviene far sapere al popolo e molti altri, invece, che – ancorchè falsi - è assai opportuno diffondere e far loro credere, per il loro meglio.” S. Agostino commenta sornionamente che Varrone ha rapidamente delineato il segreto della propaganda politica!

7 Ritrovato nel 1945 (insieme all'assai più interessante e pregevole Vangelo di Tommaso) e subito ambedue finiti in mano a studiosi e non a preti, probabilmente sono stati sviliti, dal clero, per non essere riusciti a magheggiarli.

8 macchina da scrivere portatile della Olivetti, diffusissima negli anni 50-60.

9 in greco significa anche familiare (e quindi non escluso figlio), ma essenzialmente servo, famulo (si pensi a San Francesco che – definendosi, certo con troppa modestia ma altrettanto felice intuizione giullare di Dio! - pur non conoscendo il greco, l’aveva tradotto nel modo più felice!!)

10 Molto più giovanisima, adolescente che non vergine, (greco antico altho, aldeo, aldesko = aumentare, crescere), da cui il verbo latino alo = alimento, e poi - ma cambiando il significato dall’originale adolescente, in crescita, a cresciuto (vecchio) - l’italiano alto (di statura), ed il gotico alds (poi divenuto nel tedesco ed inglese moderni rispettivamente alt ed old); é tuttavia pur vero che, sintetizzando quella linguaccia di Pierre Louys, la verginità può essere mantenuta solo con la concomitanza di due fondamentali caratteristiche: esser così snella da poter mantenere una velocità superiore a quella dei coetanei, e così giovane (non più di 10 anni) da non utilizzarla per correre loro incontro! Louys insomma non avrebbe smentito la traduzione evangelica!

 Ma poi perché tutta questa esaltazione della verginità, cui deve essere perlomeno associato tutto il disagio e sensazione di malessere (quando non addirittura di spaventosa sofferenza) dei maschi circostanti?...........la ragazza che io ho più amato, perché all'avvenenza univa doti straordinarie di intelligenza, simpatia, cultura, era nata a settembre; ma a chi le chiedeva il segno zodiacale, per ad arte lenire il disagio, susseguente al risuonare di vergine, era solita rispondere “Vergine, ascendente mignotta!”

11 Malgrado questa sostanziale diversità persino intenzionale, degli evangelisti, nonché che – come detto – il vangelo di Matteo sia includibile tra i sinottici, da cui invece Giovanni – che poi scrive almeno trent'anni dopo, si discosta sensibilmente, rivelando la provenienza da altre fonti e la tendenza a dissociarcisi, questi due evangelisti, avrebbero poi collaborato, almeno ufficialmente in parti uguali e pro indiviso, alla redazione di uno dei testi sacri più discussi sorprendenti, ridicoli ed interessati. Mi riferisco a 'Le Costituzioni apostoliche', avanzando subito il fondato dubbio che l'effettivo, spregevole, redatore si sia spacciato per ben due santi evangelisti, perché un solo - pur così autorevole nome - non sarebbe bastato a far digerire, all'incauto lettore, tutte le PUTTANATE ivi esternate; traggo alcune perle dal libro secondo: “Non giudicate il vostro Vescovo perché solo ai preti è consentito essere giudici. ……Quanto l’anima è superiore al corpo, tanto il sacerdote è superiore al Sovrano: guardate al vostro Vescovo come ad un re, come ad un padrone assoluto, un dominus; portategli i vostri frutti, le vostre opere, le vostre primizie, le vostre decime, i vostri risparmi, ………….le primizie e le decime del vostro vino, del vostro olio, del vostro grano…….Il Vescovo sia per voi un Dio (N.d.t.: e pensare che sta scritto “Non avrai altro Dio al di fuori di me”!), ed il diacono un profeta. ……………….Nei banchetti il diacono abbia doppia porzione, il prete il doppio del diacono: e, se non sono a tavola, si inviino loro le porzioni spettanti (N.d.t.: sic !!!….mi sovviene il Brecht dell’ Opera da Tre soldi “prima viene la pappata e poi la morale!”)

12 Nascita e morte introvabili, ma comunque Vescovo africano del V secolo; egli afferma che notizia identica sarebbe stata riportata anche nella, non pervenutaci, Chronaca di S. Isidoro.

13 Poiché questo é importantissimo ma compariranno in seguito parecchi altri Eusebi, il console, di Nicomedia, ecc.ra adottiamo la convenzione che il solo nome di Eusebio, senza altri attributi intende quello di Cesarea.

14 (History of the Christian Church, H. H. Milman, DD, 1871)

15 che, in ‘Caesares’ stigmatizza acidamente soprattutto la conversione, ma anche la vita di Costantino, con queste parole: “Qualunque colpevole di stupri, omicidi, sacrilegi ed altri crimini innominabili, si spruzzi addosso qualche goccia d’acquabenedetta, e tornerà puro e santo; e se mai ricadesse negli stessi peccati, tornerà di nuovo puro e santo anche solo battendosi il petto ed il capo”

16 l’ attuale Izmit turca (non Izmir che corrisponde all'antica Smirne)

17 storicamente abbiamo invece visto che Costantino fu battezzato, nel 337 e forse in articulo mortis, da Eusebio di Nicomedia.

18 libero pensatore Göthe scrive: “Non fu Gesù il fondatore della nostra religione, costruita ingegnosamente sotto il suo nome, ma a fondamento di un’accettabile sistemazione politica.”

19 In effetti Apollonio era nato a Tiana ma aveva lungamente studiato a Tarso; fece numerosissimi viaggi e dalla sua biografia (scritta da Filostrato ma avente più colore letterario che non storico) aveva un fedele segretario babilonese chiamato Damis che potrebbe essere il Demas di cui Paolo lamenta la mancanza in 2Timoteo, 4.10; Apollonio inoltre avrebbe fatto miracoli tipo quelli di Jeshua e di Paolo.

20 Anche Mitra fu unto, ma col miele, fu adorato dai pastori, e raggiunto da magi, afferenti oro, incenso e mirra e guidati, dal lontano Oriente, da una stella. Sarebbe nato in una grotta ed indossando il cappello mitraico, poi divenuto prerogativa papale. Fu crocifisso, dopo un'ultima cena con Helios ed altri 11 compagni, poi avvolto in lino e sepolto. Rinacque intorno all'equinozio di primavera (25 marzo) epoca poi passata ai festeggiamenti pasquali. Era una concezione mitraica anche la fine del mondo e la salvazione, in tale circostanza, delle anime meritevoli, mentre sempre mitriaco era un banchetto rituale, a base di pane e vino, decisamente simile all' Eucarestia Cristiana.

21 Tuttavia, almeno ad Oriente e sotto il figlio di Costantino, Costanzo, l'indirizzo imperiale fu più favorevole all'eresia di Ario che non al Cristianesimo vero e proprio.

22 dott. J. Mill, ‘Preface to Novum Testamentum’

23 Nietzsche, Così parlò Zarathustra, primo libro, 'Della virtù donatrice (circa a metà della 3^ parte).

24 Vi sono talmente altre cose fatte da Cristo che, se le si scrivesse una ad una, ritengo che neanche il mondo intero potrebbe contenere tutti quei libri.

25 In rete la migliore e più curata ricostruzione delle oltre 70 manipolazioni concettuali e degli oltre 100.000 cambiamenti testuali effettuati potete trovarla nell'interessantissimo sito www.utopia.it in cui potrete anche aggiornarVi sull'azione legale promossa dal dott. @.

 

pagina in linea dal 06/10/08

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